Adrenalina per Sinner: ci mancava solo il surf

Jannik Sinner è davvero incontenibile, sa perfino “surfare”. Adesso è ufficiale: il numero 1 del mondo ha un sacco di assi nella manica.

Tre mesi senza il calore del pubblico. Tre mesi senza un ace, senza un dritto, senza un rovescio lungolinea. Sembra un tempo interminabile e, in effetti, lo è. La vera fortuna è che stia finalmente volgendo al termine e che non manchi ormai più molto, a questo punto, al ritorno in campo di Jannik Sinner, che ha scontato 90 giorni di squalifica per effetto della vicenda Clostebol in cui si è stato coinvolto.

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Adrenalina per Sinner: ci mancava solo il surf (AnsaFoto) – Ilveggente.it

Ma non tutti i mali vengono per nuocere, recita un vecchio adagio, tanto è vero che il numero 1 del mondo, quello è poco ma sicuro, ha saputo farne tesoro nel migliore dei modi. Si è regalato tante prime esperienze, giusto per cominciare, ma si è anche concesso più tempo del solito per preparare la mente e il corpo agli appuntamenti che verranno nel momento in cui la faccenda del doping sarà ufficialmente alle spalle. Ha impiegato questi tre mesi, insomma, nel modo più intelligente possibile.

A confermarlo, attraverso un’intervista al Corriere dello Sport, è stato il suo preparatore atletico, Marco Panichi, approdato alla sua corte dopo l’addio a Novak Djokovic e l’allontanamento di Umberto Ferrara dal team di Sinner. Non ha detto troppo, è stato bravo a mantenere il segreto, ma quel poco che si è lasciato sfuggire ha comunque alimentato la curiosità dei tifosi. Che sono impazienti più che mai, adesso, di veder tornare in campo il loro beniamino.

Quanti talenti in un solo campione: Sinner è questo e anche di più

Che Panichi adori lavorare con il nuovo numero 1 del mondo è evidente. Non potrebbe essere così, del resto, non tanto per il suo talento, quanto per il suo carattere, la sua calma serafica, la mentalità da campione.

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Quanti talenti in un solo campione: Sinner è questo e anche di più (AnsaFoto) – Ilveggente.it

E infatti, quando il giornalista gli ha chiesto quale fosse il più grande talento di Jannik, il suo preparatore si è lasciato andare ad una disamina lunga ed incredibilmente particolareggiata. “Coordinazione, stamina, aspetto neurovegetativo: Jannik ha un fisico da decatleta, sa fare bene tutto. Se fosse più forte, non potrebbe essere così agile”.

“Se è una macchina quasi perfetta – ha aggiunto in seguito – dobbiamo ringraziare Hanspeter e Siglinde Sinner, i genitori che gli hanno trasmesso il Dna. Ma, dal mio punto di vista, il suo più straordinario talento è la gestione delle situazioni, che sia un allenamento o una partita tesissima: ha una calma operativa, nei momenti che contano, rara. Mente e fisico sono un sistema integrato: quando uno lo tira giù, l’altro lo spinge in su. Sa usare le emozioni come fonte di energia: se hai un travaso emotivo, ti blocchi; ma lui sa surfare sulle emozioni, restando sempre sulla cresta. Il sistema integrato si allena, certo. Ma con le doti di Jannik Sinner devi nascere“.

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