Matteo Berrettini non riusciva più a tenerlo per sé ed è sbottato all’improvviso: lo detesta, non può farci proprio niente.
Era il 29 gennaio. Matteo Berrettini e gli altri tennisti azzurri che avevano appena trionfato in Coppa Davis e in Billie Jean King Cup, fatta eccezione per Jannik Sinner, si erano dati appuntamento in un luogo molto speciale per tutti loro. Il Quirinale, laddove ad attenderli, nonostante i suoi numerosi impegni istituzionali, c’era nientepopodimeno che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il capo dello Stato ci teneva a riceverli, dopo i successi agguanti a Malaga, per cui ha concesso loro un po’ del suo tempo, cosa che aveva già fatto lo scorso anno, in occasione della prima vittoria del battaglione italiano nella competizione a squadre. Ebbene, qualche ora dopo quel prestigioso appuntamento, Berrettini è corso ad un altro evento imperdibile. Stavolta lo aspettavano Stefano Rapone e Daniele Tinti, che insieme conducono Tintoria, un podcast di grande successo che molti di voi, senz’altro conosceranno.
Nello stesso giorno della visita al Quirinale, quindi, Matteo è stato ospite di un episodio che, pur essendo stato registrato più di un mese fa, è stato diffuso solo qualche ora fa. Molti dei passaggi di questa lunga intervista sono subito diventati virali, soprattutto quelli in cui Berrettini racconta, in maniera un po’ tragicomica, la dura realtà dei controlli antidoping.
Berrettini ha vuotato il sacco: non ce la faceva più
A tanti non è sfuggita, però, una frase del campione romano, che è parsa rappresentativa del suo modo di essere e di affrontare tanto la vita, quanto lo sport.

Tanto si è parlato, per ovvie ragioni, di tennis. Ed è stato proprio in questo contesto che si è lasciato andare a questa confessione: “La persona che odio di più quando gioco sono io – ha detto, a gran sorpresa, il finalista di Wimbledon 2021 – devo imparare a perdonarmi di più”. “Io guardo sempre al bene comune – ha aggiunto in seguito – sono un grande uomo squadra. Tratto gli altri molto meglio di come tratto me stesso. E credo che questo essere così duro con me stesso mi abbia portato a certi livelli, quindi ho paura a lasciare andare quella parte di me”.
Un giocatore che chiede tanto a se stesso e che non si perdona così facilmente: è questo il ritratto che, alla fine dell’episodio, resta in mano agli spettatori. Che forse, grazie a questo podcast, hanno finalmente avuto la possibilità di andare al di là dell’aspetto fisico di Berrettini e di scoprire quanta fragilità possa esserci anche in un gigante del suo calibro.