Sinner, stai in campana: non te lo permetterà.
Quasi un lustro è passato da quel giorno, bellissimo, in cui Matteo Berrettini disputò la sua prima finale Slam. La cornice era quella dell’All England Club, mentre il verde era quello di Wimbledon, il campo sul quale, fino a questo momento, il tennista romano, ex numero 6 al mondo, si è meglio espresso. E dove spera ancora, perché no, di poter sparare qualche altra cartuccia.
Già, perché quattro anni dopo, le emozioni di quell’evento straordinario – unico, nel suo caso – sono impresse a fuoco nella sua mente. Basta nominare il Major d’Inghilterra perché i suoi occhi inizino a brillare. E perché il suo cuore faccia un sussulto, visto e considerato che la fortuna, dopo quella finale contro Novak Djokovic, non lo ha più assistito. L’anno dopo, quando avrebbe avuto ancor più chance di assicurarsi il trofeo, un Covid con un pessimo tempismo gli portò via l’entusiasmo e anche il sogno di una vita.
Eppure non s’è mai arresa, il buon Matteo, tanto è vero che, ancora oggi, ci spera. Ci crede. Lo dimostra il fatto che, a margine dell’incontro che i personaggi del tennis azzurro hanno avuto con il presidente della Repubblica, abbia lanciato quello che ha tutta l’aria di essere un vero e proprio guanto di sfida. All’indirizzo, pensate un po’, di Jannik Sinner, in coppia con il quale, sul finire dello scorso anno, ha fatto faville alle Finals di Coppa Davis.
Sono cambiate tante cose da quando Berrettini, che non era ancora noto come lo è oggi, accarezzò per la prima volta in assoluto l’idea di diventare un campione Slam.
Ad essere cambiato è, innanzitutto, lo stesso circuito maggiore, che ha perso, nel tempo, alcuni dei suoi più prestigiosi pezzi da novanta. Ce ne sono dei nuovi, però, ed è di loro, ora, che Matteo ha “paura”. Ma non troppa, s’intende. “Si deve sognare – ha detto a Sky Sport quando, fuori dal Quirinale, gli è stato chiesto se Wimbledon rientrasse ancora tra i suoi piani – Sognare non ha mai fatto male a nessuno“.
“È ovvio però che prima ci deve essere un percorso, come sto facendo, di partite giocate e di allenamenti, di partite perse e di partite vinte. E poi – ha osservato ancora l’ex top ten – il mio valore sull’erba come giocatore non l’ho mai messo in dubbio. Sono consapevole che ci sono tanti giocatori fortissimi, a partire da Jannik”. E guerra azzurra sia, allora.
Questo contenuto è stato modificato 29 Gennaio 2025 14:37
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