Gratta e vinci, i soldi sono riapparsi come per magia.
Tutto è bene quel che finisce bene. E poco importa che siano occorsi quattro anni, perché l’essenziale è che giustizia sia stata fatta e che sia stata apposta la parola fine, finalmente, su un contenzioso legale che ha visto l’alba nel febbraio del 2021.
I fatti che narreremo da qui a breve si sono verificati a Garda, in provincia di Verona, dove vivono le tre persone coinvolte in questa insolita ed intricatissima vicenda. Tutto ebbe inizio il giorno in cui un uomo, che a quel tempo aveva 43 anni, decise di recarsi in una tabaccheria del posto e di investire una manciata di euro nell’acquisto di un Gratta e vinci. A gioco terminato, una volta raschiata via la patina argentata che ricopriva tutti i simboli, aveva scoperto che quel tagliando era fortunatissimo e che, grazie ad esso, aveva appena vinto l’incredibile cifra di 2 milioni di euro. Il tutto con una spesa di soli 20.
Peccato solo che quel Maxi Miliardario, fino a questo momento, gli abbia causato solo ed esclusivamente una montagna di problemi. Già, perché l’uomo non ebbe neanche il tempo di godersi la sua vincita milionaria che, praticamente subito, due suoi colleghi lo accusarono di appropriazione indebita. Lo denunciarono, nello specifico, sostenendo che il biglietto fortunato fosse stato acquistato in società e che, alla luce di ciò, la somma vinta dovesse necessariamente essere divisa.
Ebbe inizio, dunque, un contenzioso legale che, come detto in precedenza, si è protratto addirittura per 4 anni. Fino a quando, nelle scorse ore, il tribunale non ha emesso la sua sentenza in merito a questo caso, assai farraginoso.
Il tribunale ha dato ragione all’uomo che aveva acquistato il Maxi Miliardario da 20 euro, atteso che non vi fosse alcuna prova a supporto la tesi secondo la quale il tagliando fosse stato acquistato in società. “Lo stesso pm – riferisce inoltre il Corriere del Veneto – ha rilevato come le prove orali assunte non siano state dirimenti”. “Non è spiegabile perché dei biglietti acquistati in comunione non siano stati grattati contestualmente all’acquisto da parte di tutti e tre – queste le ragioni della sentenza – Ancora meno spiegabile è che le due persone offese nutrissero una cieca fiducia nei confronti di un soggetto che era poco più di un collega. È verosimile che l’imputato abbia solo promesso alle due persone offese di fare loro un regalo in virtù del rapporto confidenziale che si era instaurato”.
L’uomo, oggi 47enne, avrà dunque libero accesso, ora, ai 2 milioni di euro che, nel frattempo, erano rimasti bloccati. E potrà godersi, finalmente, i frutti di quella vincita milionaria che, suo malgrado, aveva assunto i contorni di un incubo.
Questo contenuto è stato modificato 13 Gennaio 2025 14:52
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