Emma Raducanu dopo Sinner: allarme doping e clamorosa rivelazione

Allarme doping, preoccupazione per Emma Raducanu.

Ci vorrà il mese di aprile, adesso è ufficiale, per scoprire cosa ne sarà di Jannik Sinner. Se il tennista sarà squalificato, come si teme, per via della vicenda legata al Clostebol, o se, invece, anche la Wada riconoscerà l’innocenza del numero 1 del mondo, già professata nei mesi scorsi dal tribunale indipendente che per primo si è occupato del suo caso.

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Emma Raducanu dopo Sinner: allarme doping e clamorosa rivelazione (AnsaFoto) – Ilveggente.it

Saranno quattro mesi di fuoco, dunque, per il due volte campione Slam, ora alle prese con la non semplice impresa di difendere il titolo vinto lo scorso anno in quel di Melbourne. Una storia che inevitabilmente lo ha influenzato – ha quel pensiero sempre in testa, ha affermato l’azzurro – e che ha inciso anche, per ovvie ragioni, sul comportamento di buona parte dei suoi colleghi.

Quanto accaduto prima a Sinner, poi ad Iga Swiatek, inevitabilmente, ha influenzato un po’ tutto il circuito. Molti tennisti temono, oggi, che qualcosa di simile possa succedere anche a loro, con tutto quello che poi, eventualmente, ne conseguirebbe. Nessuno fa più nulla a cuor leggero, insomma, ma ci pensa su più e più volte, prima di compiere qualunque gesto. E questa teoria, del resto, ha trovato conferma, nelle scorse ore, anche nel racconto della campionessa britannica Emma Raducanu.

Doping, che paura Emma Raducanu

Anche la vincitrice degli Us Open 2021 ha raccontato di essere “traumatizzata” dai fatti accaduti a Jannik e all’amica Iga, traditi da una contaminazione involontaria per la quale sono stati costretti a pagare un prezzo molto alto.

Sinner
Doping, che paura Emma Raducanu (AnsaFoto) – Ilveggente.it

“Ieri (qualche giorno fa, ndr) sono stata punta fortemente da un insetto, credo di esserne allergica perché le punture si sono gonfiate enormemente. Qualcuno mi ha dato uno spray antisettico naturale per provare a calmare il dolore delle punture. Io però non volevo usarlo, non volevo spruzzarlo. Alla fine sono rimasta lì con la caviglia e la mano gonfie, pensando: “Sopporterò e basta, perché non voglio rischiare. Ovviamente è una preoccupazione che abbiamo sempre in mente. Siamo tutti sulla stessa barca. Penso che sia solo una questione di gestire al meglio le cose che possiamo controllare. Se succede qualcosa fuori dal nostro controllo, diventa un po’ complicato dimostrarlo”.

Va da sé che siano state proprio le vicende di Swiatek e Sinner ad influenzarla e a convincerla del fatto che fosse meglio evitare di usare quello spray, onde evitare il rischio di contaminazione. Segno che, probabilmente, serve una regolamentazione bella e buona in virtù della quale i tennisti possano dormire sonni tranquilli.

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