Jannik Sinner ha schivato la scelta più importante: ecco perché.
Pensiamo di conoscerlo a menadito, ma non è così. Jannik Sinner, come d’altra parte è giusto che sia, ha tantissimi segreti. Ci sono molti aneddoti del suo passato che ignoriamo e che continueremo ad ignorare, essendo lui piuttosto schivo quando si tratta di vuotare il sacco a proposito della sua vita e dei suoi trascorsi pre-tennis.
Non tutti sanno, per esempio, che c’è qualcuno a cui l’azzurro deve tutto, come del resto i tifosi. Senza di lui, infatti, nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile. Questo qualcuno risponde al nome di Alex Vittur, ex tennista professionista, oggi amico e anche mentore di Jannik. Una persona che ha avuto un ruolo imprescindibile non solo nella scalata di Sinner verso successo, ma anche prima, quando l’altoatesino ha dovuto prendere la decisione che gli ha cambiato, poi, la vita.
Il numero 1 del mondo, come noto, non ha sempre e solo giocato a tennis. Prima di impugnare la racchetta in mano per la prima volta sciava e giocava a calcio e così è stato fino a quando, appena adolescente, il cuore non ha iniziato a battere per questo nuovo sport “solitario”. Ed è stato proprio in quel frangente che Vittur ha preso in mano la situazione, aiutando quel ragazzino dai capelli rossi ad imboccare la giusta direzione.
Sinner, la scelta più importante l’ha fatta lui
Sinner parla spesso di lui e lo ha fatto anche durante lo speciale di Sky “4 amici ai box”. “Ho avuto la fortuna di incontrare a 13 anni una persona molto importante che è Alex – ha detto – e questa è stata la mia fortuna perché i miei genitori mi hanno detto ‘noi di tennis non ne capiamo nulla’ e quindi ci fidiamo di Alex”.
“Con lui ho fatto tutte le mie scelte – ha continuato, rivelando di avergli dato carta bianca – All’inizio le ha fatte un po’ più lui perché io avendo tredici anni non sapevo nemmeno cosa fosse le racchetta quasi, ora mi sento più maturo quindi prendiamo le scelte insieme, ci confrontiamo. Anche i miei genitori qualche volte mi hanno detto ‘dai, prova a fare questo, prova a fare quello’, però quello che mi hanno detto è ‘allenati, dai il massimo tutti i giorni e poi vediamo cosa ne esce'”.
Il punto di riferimento del campione, però, resta papà Hanspeter. “Per me è sempre stato, e lo è ancora, il mio papà perché lavorava tantissimo. Andava via il mattino e tornava dopo di me a casa. Però arrivava ed era sempre felice di essere con la famiglia o di giocare a tennis con me, nonostante dopo 10 ore di lavoro capisco che puoi non avere voglia. Ma lo faceva per amore. Per me è sempre stato il mio riferimento”.