Berrettini non ha saputo nasconderlo: confessione inaspettata.
Non si può dire che sia stato un anno positivo dall’inizio alla fine. Il 2024, del resto, lo ha cominciato con un fragoroso forfait per effetto del quale non si è mai presentato in campo per gli Australian Open. Tuttavia, e su quello non ci piove, si è concluso nel migliore dei modi, con una “laurea” da campione del mondo e una firma sulla prestigiosa insalatiera in palio alla Coppa Davis.
Volendo sintetizzare, dunque, la stagione che Matteo Berrettini si è appena lasciato alle spalle è stata costellata da alti e bassi, da cadute e da risalite. Nonché da innumerevoli conferme, se consideriamo che seppur non fosse al top della sua forma fisica ha comunque portato a casa 3 titoli Atp e messo il sigillo sulla Davis. Il che ci fa ben sperare circa la rinascita del campione romano e, soprattutto, su quello che gli si prospetta dinanzi.
Un anno così, dunque, che dovrebbe aver segnato, in teoria, la sua rinascita, meritava di essere in qualche modo celebrato. Ed è per questo motivo che Sky Sport ha ben pensato di costruire una puntata del Federico Buffa Talks proprio attorno alla figura del tennista romano. Un ex numero 6 al mondo che ha toccato il fondo ma che, adesso, sembrerebbe finalmente pronto per tornare agli antichi fasti e per riprendersi quello a cui ha dovuto rinunciare nel corso degli ultimi due anni.
La nona puntata dello show, produzione originale firmata Sky Sport, andrà in onda venerdì 27 dicembre alle 19 – e poi anche alle 23:15 – su Sky Sport Uno. La trasmetterà anche Sky Sport Tennis alle 21 e sarà disponibile, infine, sia on demand che in streaming su Now.
“Io non ho segreti con me stesso – si sente Berrettini dire nell’anteprima della puntata a lui dedicata – riconosco da un feeling, da come mi sveglio, che cosa sta succedendo. E questo me l’ha insegnato il tennis, perché ti induce a fare un lavoro talmente grosso su te stesso di conoscenza… E te lo insegna, perché in campo poi esce tutto fuori. Tu puoi provare a nascondere sotto lo zerbino, sotto la sedia, una cosa che non vuoi affrontare, ma dopo cinque pari al terzo, il “bastardo” esce fuori ed è lì”.
“A un certo punto io giocavo perché dovevo e non perché volevo – ha detto ancora, intervistato dall’ottimo Buffa – perché mi sentivo in dovere di dover tornare, perché mi sentivo in dovere di dover performare, quando fondamentalmente non volevo, non ero nelle condizioni di farlo”.
Questo contenuto è stato modificato 24 Dicembre 2024 15:07
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