Berrettini chiude col tennis: non è un’ipotesi, è successo per davvero.
Non si limitano a rincorrere il successo e a collezionare titoli, no. Matteo Berrettini e Jannik Sinner sono diversi da tanti altri tennisti perché loro danno anche il buon esempio e questo, si provi a dire il contrario, è un valore aggiunto impareggiabile. Una dote che fa di loro due campioni unici nel loro genere e, per questo motivo, ancor più amati in tutto il mondo.
E se c’è un valore che, più di tutti, hanno promosso sin da quando hanno esordito nel circuito maggiore, quello è senza ombra di dubbio l’amore che provano per le rispettive famiglie. L’altoatesino parla sempre di come abbia appreso da mamma Siglinde e da papà Hanspeter la dedizione al lavoro e lo spirito di sacrificio, mentre Matteo nutre un amore viscerale non solo per i genitori e per i nonni, ma soprattutto per il piccolo di casa, vale a dire il fratello – e collega – Jacopo.
Due ragazzi che erano destinati a questo, al tennis, essendo cresciuti in una casa in cui lo sport è sempre stato una costante. Lo abbiamo scoperto dall’intervista che Berrettini senior, alias papà Luca, ha rilasciato nelle scorse ore al Quotidiano Sportivo, rivelando alcuni dettagli inediti sulla storia del finalista di Wimbledon 2021 e di suo fratello. Tipo che “ogni volta che andavamo in vacanza era come una piccola Olimpiade tanta era la roba che ci portavamo dietro”.
Passo indietro di Berrettini: ripensamento last minute
Una frase, questa, dalla quale si evince che in casa Berrettini lo sport è un affare di famiglia, ma ci sono molti altri spunti degli di nota in questa chiacchierata col papà di Matteo e Jacopo.
Non tutti sanno, ad esempio, che pur avendo impugnato la racchetta per la prima volta a 3 anni circa, Matteo non ha sempre sognato di fare questo nella vita. “Ha avuto una piccola pausa dal tennis – ha rivelato il padre dell’ex numero 6 del mondo – fra i 7 e i 9 anni. Gli piaceva molto il judo, uno sport che lo ha aiutato a educare il suo fisico, era già molto alto, poi, grazie a suo fratello Jacopo, è tornato ai campi e non li ha più lasciati”.
“Jacopo all’inizio era quasi più famoso di Matteo – ha raccontato ancora – perché aveva vinto il Lemon Bowl. La vera svolta è arrivata per Matteo a 14 anni, con il passaggio al circolo Canottieri Aniene e l’inizio della collaborazione con Santopadre. Poi si è letteralmente sbloccato a 17-18 anni, quando fece finale ad Andria, battendo anche giocatori importanti”. Mentre il resto, per fortuna, oramai è storia.