Berrettini gongola mentre Sinner resta a bocca asciutta: stavolta per lui non c’è niente.
Lo sanno anche i muri, a questo punto, che la stagione di Jannik Sinner è stata strepitosa in tutto e per tutto. Dal primo all’ultimo minuto di gioco. Ha iniziato l’anno vincendo gli Australian Open e lo ha concluso conquistando prima le Finals, poi la seconda Coppa Davis nel giro di 365 giorni. Più di questo, insomma, non avrebbe potuto fare, per cui tanto di cappello all’impegno e alla determinazione con cui ha affrontato questo mirabolante 2024.
Peccato solo che, dopo tanti premi e riconoscimenti, gliene sia stato “negato” uno che tutti, a quanto pare, si aspettavano gli venisse invece conferito. È notizia di lunedì che, come da tradizione, anche quest’anno l’Association of tennis players ha annunciato le nomination in vista degli Awards del 2024. Sono 5 le categorie principali, all’interno delle quali sono stati inseriti i nomi dei tennisti, e non solo, che secondo l’Atp meriterebbero una menzione speciale al termine di questa stagione.
La bella notizia è che in una di queste categorie c’è nientepopodimeno che il nome di Matteo Berrettini. Malgrado anche quest’annata ormai conclusa sia stata caratterizzata da alti e bassi, il tennista romano è tra i campioni candidati al premio di “Comeback of the year” (il ritorno dell’anno, in soldoni). Una nomination che merita in toto, non fosse altro per le vittorie che ha collezionato nonostante in alcuni frangenti non fosse al top della sua forma fisica. E per le tre ottime prestazioni, naturalmente, sfoderate in Coppa Davis.
Dovrà vedersela contro Marin Cilic e Kei Nishikori, ma se anche il premio, alla fine, non dovesse spettare a lui, poco importa. Resta la certezza di aver giocato alla grande tutte le volte che è riuscito a farlo.
“È stato un anno molto positivo, emozionante, stancante – ha detto il romano in conferenza stampa, dopo il trionfo a Malaga – Venivo da una base traballante e ho ritrovato energia ed equilibrio. Fra quello che voglio e quello che sono. Per il prossimo anno ho tanti obiettivi e tanta voglia. Sarà molto difficile ma ho ancora voglia di sognare. Mi alleno duramente per vivere questi momenti. Ne ho avuto altri in cui ho pensato al ritiro: avevo la sensazione che il mio fisico non mi supportasse più, mi sentivo debole. Poi mi sono accettato”.
Non c’è traccia di Sinner, invece, in nessuna di queste categorie. E nemmeno dei suoi due coach, Vagnozzi e Cahill, che lo scorso anno, invece, erano stati insigniti del titolo di coach dell’anno. Non che i tre in questione siano stati silurati, intendiamoci. Molto semplicemente, avendo vinto tutto come singolarista e come team, ci sta che l’Atp possa aver deciso di dare spazio a qualcun altro. Nella consapevolezza, forse, che con lui in gara non ce ne sarebbe stato, ancora una volta, per nessuno.
Questo contenuto è stato modificato 26 Novembre 2024 12:45
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