Jannik Sinner, che guaio: la confessione del campione.
Si fa presto a pensare che sia felice perché ha tutto quello che si possa desiderare. Jannik Sinner fiero e soddisfatto di se stesso e della sua carriera lo è di certo, ma nessuno sarebbe disposto a mettere la mano sul fuoco rispetto al fatto che sia effettivamente felice su tutta la linea. Soprattutto in questo momento, essendo lui nel bel mezzo di una sorta di limbo.
Il numero 1 del mondo è in attesa, come noto, che il Tas di Losanna si pronunci relativamente al ricorso che la Wada ha presentato qualche settimana addietro. L’Itia lo aveva scagionato dall’accusa di doping, ma le motivazioni fornite dal tribunale indipendente non hanno convinto del tutto l’Agenzia mondiale. Sinner rischia la squalifica, ragion per cui va da sé che questa eventualità lo preoccupi e non gli permetta, di contro, di godersi a pieno la felicità di questo momento della sua carriera.
Nessuno, a parte lui, sa cosa possa realmente aver provato il campione altoatesino il giorno in cui ha scoperto che nelle sue urine era stata rinvenuta una traccia infinitesimale di Clostebol. Ha provato a raccontarlo, ma è ovvio che viverlo e sentirlo raccontare siano due cose completamente diverse.
Sinner ne ha parlato con Esquire Uk, rivelando che era a Montecarlo, nel momento in cui una persona a lui cara gli ha comunicato che avrebbe presto dovuto fare i conti con una faccenda molto seria.
“Ero nel mio appartamento a Montecarlo – questo il racconto di Jannik – Alex (Vittur, il manager di Sinner, ndr) mi chiama e mi dice: ‘Jannik, sei positivo’ e io gli rispondo: ‘Sì, Alex, Sono sempre positivo’. ‘No, sei positivo al doping’. Ho avuto un momento di buio totale. Non sapevo cosa dire. Non mi usciva nulla”. “Ho cercato subito di capire come fosse potuto accadere, perché non avevo fatto assolutamente nulla. Non volevo nemmeno crederci. Mi sono sentito perso. Ancora ancora oggi non lo capisco”.
“È stato un periodo difficile – ha aggiunto – non potevo parlarne con nessuno. Non potevo sfogarmi o chiedere aiuto. Tutte le persone che mi conoscevano e mi guardavano giocare capivano che che c’era qualcosa di sbagliato in me. Notti insonni, perché anche se sei certo della tua innocenza, sai che queste cose sono complesse. Tutti hanno detto subito la verità e questo mi ha permesso di giocare. A Wimbledon, in campo, ero bianco e avevo paura. E anche dopo, il mio sentimento nei confronti della gente era paura”. Un giorno nero, insomma, che speriamo possa non avere alcuna ripercussione sul futuro dell’azzurro.
Questo contenuto è stato modificato 11 Novembre 2024 14:12
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