Matteo Berrettini, il passato fa capolino mentre il tennista guarda al futuro.
Per due anni consecutivi, il mese di ottobre ha fatto da spartiacque nella storia professionale di Matteo Berrettini. Un anno fa disse addio, proprio in quel periodo, al suo storico allenatore, Vincenzo Santopadre. E qualche giorno fa, 12 mesi dopo quella dolorosissima separazione, si è ritrovato a salutare il coach che nel frattempo era subentrato nel suo team, ossia Francisco Roig.
In entrambi i casi, si è trattato di scelte condivise, prese di comune accordo. Con Santopadre è finita perché, dopo più di un decennio trascorso fianco a fianco, sia il tennista che il tecnico avevano bisogno di cambiare aria e di diversificare la propria quotidianità. Con l’alternate coach di Nadal, invece, è finita, così pare, perché “vedevamo le cose in maniera diversa”, per dirla con le parole che ha usato Matteo per giustificare questo divorzio. Quale che sia la ragione, il romano dovrà cercare, adesso, una figura che possa colmare quel “vuoto” e affiancare Alessandro Bega in panchina.
Ci penserà dopo la Coppa Davis, forse, o chissà, magari ha già preso contatti con qualcuno e sta semplicemente aspettando che tutto sia definito, prima di annunciarlo ai tifosi. Sta di fatto che, proprio mentre guarda al futuro, il passato è curiosamente tornato a bussare alla porta del tennista che, nel 2021, ha raggiunto il momento più alto della sua carriera centrando la finale di Wimbledon.
Il passato torna a bussare alla porta di Berrettini
Dopo un anno dalla separazione, Santopadre è tornato a parlare del suo ex pupillo ai microfoni di Tuttosport, aggiungendo qualche elemento al quadro relativo al loro addio.
“Io e Matteo abbiamo sempre fatto progetti a lungo termine – queste le sue parole – è importante per acquisire una certa mentalità. Bisogna però tener conto che nulla è per sempre: la cosa buona è stata uscire da una relazione lunghissima senza nessuno strascico. Ci sentiamo con continuità: è stato un percorso fantastico per entrambi, ma poi ognuno prosegue per la sua strada”.
“Credo sarebbe sbagliato associare Matteo soltanto a me e viceversa – ha osservato ancora Santopadre – siamo cresciuti insieme, ma siamo due professionisti diversi. Lo sento quando posso e con molto piacere. Siamo arrivati alla fine con la convinzione che fosse la cosa migliore per entrambi. Nessuna delle due parti è rimasta ferita. Matteo ha fatto un percorso eccezionale, per questo difficilmente ripetibile, ma ha dalla sua un’esperienza maggiore”.