Nella vita di Jannik Sinner non c’è spazio per altro: la rivelazione del campione dice tutto.
Per chiunque altro sarebbe un tabellone di difficoltà massima, ma non per lui. Jannik Sinner è pur sempre il numero 1 del mondo e non sarà certo un sorteggio teoricamente ostico a mettergli paura. Men che meno al culmine di una stagione che definirla straordinaria non renderebbe l’idea, tanto è stata caratterizzata da successi ed enormi soddisfazioni a qualunque latitudine.
Figuriamoci quanto possa temere il cammino ad ostacoli che dovrà affrontare per andarsi a prendere l’ultimo titolo in palio nel 2024, quello di Parigi-Bercy. Intanto perché arriverà ai piedi delle Alpi con la certezza più importante di tutte, vale a dire quella che nessuno, almeno in questo momento, potrà intaccare il suo status di re del mondo. E poi perché più il gioco si fa duro e più il campione altoatesino si anima, desideroso com’è di affrontare sfide che lo costringano a dare il meglio di sé e a faticare più del previsto.
Il che spiega egregiamente come mai, nelle scorse ore, si sia andato lasciare ad una confessione che lì per lì potrebbe anche sembrare folle, ma che in realtà è perfettamente coerente con il suo modo di essere. Una confessione che ha a che vedere con il suo più acerrimo rivale, Carlos Alcaraz, il solo ad essere riuscito, in questa stagione, a mettergli i bastoni tra le ruote.
Sinner ha in testa solo quello: tutto il resto è noia
Anche le pietre sanno che i paragoni tra Sinner e Alcaraz sono ormai all’ordine del giorno, ma stavolta è stato il numero 1 a tracciare un quadro delle similitudini e delle differenze che intercorrono fra lui e il suo alter ego di origini iberiche.
“Siamo due giocatori che in campo sviluppano un tennis differente – ha detto al quotidiano La Stampa – Io cerco di tenere il ritmo molto alto e sono molto forte di testa. Carlos predilige un tennis fisico. Al momento, secondo me, lui ha qualcosa in più sullo slice e sulle volée“. Ma niente paura, perché il rovescio della medaglia arriva fra un istante: “Questa difficoltà che ho – ha aggiunto, sadicamente – mi piace perché presuppone l’idea di avere ancora margini di miglioramento“.
“Non cammino mai a testa alta se vinco e non mi deprimo quando perdo. Non sono una persona che si atteggia e mi piace la privacy – ha concluso – Io penso solo al tennis, tutto il resto – soprattutto quello che non posso controllare – non mi interessa. A me importa la mia famiglia, è quello il valore più importante”.