Matteo Berrettini, impossibile non accorgersene: il campione romano lo ha fatto davanti a tutti, ecco perché.
Che ci avrebbe messo il cuore lo immaginavamo. Matteo Berrettini ce lo mette sempre, d’altra parte, quando impugna la racchetta. A maggior ragione se indossa la maglia azzurra, quella stessa maglia che in più occasioni ha fatto uscire il gladiatore che è in lui.
Sapevamo già a priori, quindi, che in Coppa Davis avrebbe dato il massimo. Che avrebbe fatto di tutto per giocare al meglio delle sue possibilità e per permettere alla Nazionale italiana di avanzare nella competizione a squadre e di assicurarsi un posto alle Finals. E tutto si può dire tranne che il suo contributo alla causa non sia stato determinante, come ben saprà chi si è gustato lo spettacolo e ha voluto soffrire e gioire insieme al battaglione azzurro in trasferta a Bologna.
Il cuore, dicevamo. Già. Quello stesso cuore che in più occasioni ha fatto la differenza. Il valore aggiunto che ha “salvato” Matteo anche quando tutto sembrava andare a rotoli e parevano non esserci più speranze per il gigante venuto dalla città eterna. Una cosa di cui si sono accorti tutti, perché Berrettini, del resto, non si nasconde mai. Né nasconde, ed è questo il bello, le emozioni e le sensazioni che prova quando è in campo.
Ha commosso tutti, a tal proposito, la reazione di Matteo al culmine del match, poi vinto in rimonta, contro Alexander Blockx del Belgio. Una partita inizialmente complicata, che ha poi però saputo gestire nel migliore dei modi, fino a regalare alla sua Nazionale un punto preziosissimo in ottica Finals.
Ebbene, dopo il punto decisivo, Berrettini è scoppiato in un pianto liberatorio. Sarebbe stato impossibile non accorgersi di come faticasse a trattenere le lacrime. Un’emozione che ha tentato di spiegare in questo modo: “Una vittoria speciale per mille ragioni – ha osservato il campione romano – sono solo contento di aver vinto. Io non sono partito al meglio, però il tennis è uno sport strano, un po’ troppi pensieri questa volta”.
“Sono orgoglioso della maniera in cui ho lottato, senza di loro (i tifosi, ndr) sarebbe stato impossibile. Se non fosse stata una partita di Davis, non sarebbe finita così. I miei compagni sono come una famiglia per me, come dice il capitano. Tanti dei ragazzi li conosco da quando siamo più piccoli e siamo cresciuti insieme. Giocare per l’Italia, davanti a voi, è un sogno che diventa realtà: anche per questo l’emozione alla fine”.
Questo contenuto è stato modificato 14 Settembre 2024 10:08
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