Jannik Sinner ha messo con le spalle al muro i suoi due coach, Darren Cahill e Simone Vagnozzi: è tempo di prendere decisioni importanti.
Si potrebbe pensare che si sia dato alla pazza gioia e che si sia scatenato. Che abbia sfogato tutta l’adrenalina che aveva in corpo, e chissà quanta ne aveva, facendo qualcosa di clamoroso. Invece no. Jannik Sinner non ha fatto nulla di tutto ciò, dopo aver vinto gli Us Open. Non ha neanche prenotato un volo last minute per qualche località esotica, come forse avrebbe fatto chiunque altro al posto suo, macché.
Non appena si è liberato dagli impegni post Us Open è volato, semmai, alla volta dell’Alto Adige. Non voleva far altro che abbracciare la zia malata, alla quale ha dedicato, tra le lacrime, il suo secondo torneo del Grande Slam. Perché il numero 1 del mondo è fatto così. Gli affetti vengono prima di tutto e non si abituerà mai del tutto alla lontananza, al fatto di dover incastrare la sua famiglia tra un appuntamento e l’altro del Tour. Cosa che la dice lunga sul suo carattere e sulla sua semplicità, a tratti addirittura disarmante.
Sinner non è uno di quei campioni che si montano la testa. È un 23enne che, pur non essendo del tutto come i suoi coetanei, ha le loro stesse passioni. Le medesime paure proprie di un giovane adulto che cerca il suo posto nel mondo e che ha voglia, di tanto in tanto, di staccare da tutto e da tutti. Perfino dal tennis.
Chi lo segue dal principio sarà a conoscenza, sicuramente, della passione che ha per i videogiochi. Trascorre col joystick in mano parte del – poco – tempo libero che gli resta tra allenamenti, viaggi e tornei.
Proprio alla luce di ciò aveva strappato ai suoi due coach, Simone Vagnozzi e Darren Cahill, una promessa, prima ancora di partire alla volta degli States. “Eravamo a Montreal, in Canada – ha raccontato il numero 1 del mondo al Corriere della Sera – Se arrivo almeno in una finale nello swing americano, ci siamo detti con Simone e Darren, mi regalate la PlayStation 5“.
Sappiamo tutti come sia andata. Prima ha alzato la coppa a Cincinnati, poi si è regalato il secondo Slam. Meglio di così proprio non poteva andare, insomma, per cui è tempo che i due coach si diano una mossa e mantengano la promessa e paghino il conto. E tutto si può dire, tranne che Jannik non meriti una console nuova di zecca.
Questo contenuto è stato modificato 10 Settembre 2024 11:39
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