Per Jannik Sinner, evidentemente, non è ancora finita. Non ha ceduto alla provocazione: giustizia è stata fatta.
Neanche una cicatrice di dieci centimetri e la stanchezza del decorso post-operatorio l’avrebbero fermata. Nathalie Moellhausen, schermitrice italo-brasiliana di 38 anni, voleva esserci. Non avrebbe saltato questa edizione delle Olimpiadi per nessuna ragione al mondo, ed è per questo motivo che ha partecipato nonostante le sue precarie condizioni di salute.
C’è un motivo ben preciso se è diventata l’atleta simbolo dei Giochi di Parigi: all’insaputa di tutti, è volata al di là delle Alpi nonostante a giugno abbia ricevuto la diagnosi di un tumore fibroso solitario. Una forma rara, molto aggressiva, ben diversa dal sarcoma con cui si credeva stesse facendo i conti. Si è sottoposta ad un intervento rischiosissimo – su 10 casi nel mondo, solo 2 persone sono state operate – che fortunatamente è andata bene e che le ha permesso di gareggiare contro ogni pronostico.
“Ho 38 anni – ha raccontato a Repubblica – su questa Olimpiade avevo investito tutto. Ero numero quattro del mondo, ma soprattutto ho senso di responsabilità verso il mio gruppo, verso il mio paese, verso le persone che aiuto e che mi aiutano. In Brasile sono impegnata in un progetto sociale il cui slogan è: “Sii l’eroe di te stesso”. Potevo tirarmi indietro, rimangiarmi parole in cui credo? E rassegnarmi a un male che non avevo mai provato prima?”.
Sinner sotto accusa, giustizia è stata fatta
La sua è una storia bella e brutta al tempo stesso. Brutta per il male contro il quale sta lottando, bella perché ci insegna che tutto è possibile, se lo si vuole davvero.
Ed è proprio alla luce di questa riflessione che ad un certo punto dell’intervista alla Moellhausen è stato fatto notare che mentre lei lasciava l’ospedale seppur fosse sotto osservazione, Jannik Sinner dava forfait per una tonsillite. Una provocazione che l’atleta, con grande nonchalance, ha immediatamente rispedito al mittente, con una risposta intelligente e molto razionale.
“Bisogna capire che i Giochi non hanno lo stesso valore per tutte le discipline. Il torneo di tennis olimpico non dà soldi, né punteggi. Per i campioni della racchetta è solo un titolo in più, uno sfizio da togliersi, per noi, per gli altri, i Giochi sono il Sacro Graal, sono un investimento di energie, il coronamento di anni di fatiche, di allenamento, di impegno economico. Non sono qualcosa da aggiungere a una carriera, sono tutto”. Una similitudine pretestuosa che, in effetti, non stava né in cielo e né in terra…