Marc Marquez si concede una passeggiata sul viale dei ricordi e stupisce tutti con una confessione inaspettata su Rossi e Lorenzo.
Ad oggi è ancora il solo nella storia ad aver vinto un mondiale da esordiante. Riuscì nell’impresa di battere due titani del calibro di Valentino Rossi e Jorge Lorenzo e il minimo che potesse accadere era che passasse alla storia. Corre da quando ha 20 anni e, adesso che bazzica nel MotoGp da 12 anni, è pronto a voltare pagina e ad iniziare un nuovo capitolo della sua vita.
Stiamo parlando di Marc Marquez, classe 93, che quest’anno ha iniziato con il team Gresini ma che a partire dall’anno prossimo sarà il compagno di Bagnaia nel team Ducati factory. Una svolta inaspettata ma forse doverosa, considerando che tutti, di tanto in tanto, hanno bisogno di cambiare e di assaporare nuove emozioni.
Prima di pensare a ciò che sarà ha voluto fare, però, un tuffo nel passato. Nell’intervista a SpeedWeek ha snocciolato diversi aneddoti e riflessione, facendo così una passeggiata sul viale dei ricordi. “Quando arrivi qui a 20 anni – ha detto lo spagnolo – conosci la MotoGP ma non sai nulla di quello che sta succedendo. Ti affidi solo al tuo istinto naturale, lotti contro i più grandi e non hai nulla da perdere. Al giorno d’oggi i giovani arrivano con un ritmo diverso, senza infortuni e con un istinto naturale. Quando seguo Acosta, Martin o Bagnaia, che hanno cinque o anche più di dieci anni meno di me, li vedo che guidano in modo naturale. A volte non pensano molto alla moto e può essere positivo“, ha infine osservato.
Poi, è tornato con la mente al momento in cui, nel 2013, come detto pocanzi si batté contro i titani del MotoGp vincendo il mondiale da esordiente.
“Non è che Márquez fosse più bravo di Lorenzo e Rossi – ha detto in merito – quando arrivai quell’anno era il mio momento, ogni atleta ha il suo”. “Devi lavorare sempre più duramente per rendere la discesa un po’ più agevole. Se riesci a farlo, avrai una carriera più lunga davanti a te“. Un passaggio lo ha riservato, ancora, all’infortunio del 2020.
“Mi ha insegnato molto come persona e anche come professionista. Adesso capisco che essere il numero 1 non è normale. La normalità è arrivare secondo, terzo, quarto, quinto, sesto… Chi vince è ‘quello speciale’. Continueremo a provare a diventare di nuovo speciali in futuro, ma dobbiamo aspettare il nostro momento2.
Questo contenuto è stato modificato 20 Luglio 2024 17:32
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