Paola Egonu, niente da fare: stavolta non è stata la stella del Vero Volley a spuntarla, anche se potrebbe non essere ancora finita.
Il gip di Lucca aveva preferito prendere tempo. Aveva rimandato, infatti, la sua decisione, così da avere più tempo a disposizione per analizzare meglio i fatti e pronunciarsi una volta per tutte. Ha fatto presto, per la verità, tanto è vero che la decisione ufficiale è stata comunicata proprio nelle scorse ore. Ed è affine in tutto e per tutto alle ipotesi che erano state avanzate nelle ultime settimane.
Ha archiviato, cioè, l’accusa di diffamazione nei confronti del generale Roberto Vannacci, nei confronti del quale Paola Egonu aveva presentato querela nei mesi scorsi. Nel mirino, come si ricorderà, c’erano alcune frasi che il generale aveva scritto nel libro dal titolo Il mondo al contrario. La pallavolista non aveva digerito, in particolare modo, un’affermazione che la tirava in ballo.
“Anche se è italiana di cittadinanza – queste le parole di Vannacci – è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. La Egonu, che più volte si è esposta contro il razzismo, non le ha mandate proprio giù. E non lo aveva perdonato neanche quando, qualche tempo dopo, preso atto di averla fatta arrabbiare, aveva cercato di risolvere la questione in maniera pacifica.
Egonu-Vannacci, accusa archiviata: ecco perché
“Sono personalmente e continuamente fiero – così credeva di correggere il tiro, ignorando che Paola fosse un osso molto duro – che lei rappresenti il nostro tricolore, con la sua eccellenza sportiva. Ma questo non può celare visivamente la sua origine di cui sono convinto, lei stessa vada fiera”.
La stella del Vero Volley non aveva voluto sentire ragioni. La querela al militare, neoeletto al Parlamento europeo con la Lega, era andata avanti e la Egonu non aveva chinato il capo neanche quando il pm aveva chiesto l‘archiviazione del caso. Si era opposta, anzi, ragion per cui ogni tentativo di mediazione fra le parti era formalmente fallito.
Sta di fatto che il gip, pur ammettendo che Vannacci non abbia usato espressioni proprio felici, ha respinto le accuse di diffamazione. Ha definito la frase contenuta nel libro “inopportuna e impropria”, per poi sottolineare che “non risulta emergere un superamento del limite della continenza che possa dirsi indicativo, da parte dell’indagato, della volontà di offendere gratuitamente la reputazione della persona offesa“. Potrebbe non essere finita qui, ad ogni modo, come ha fatto sapere Simone Facchinetti, legale di Paola, che ha annunciato possibili altri azioni contro questa “decisione inaccettabile”.