Sinner non prende neanche in considerazione l’ipotesi che possa accadere: ha sgomberato il campo da ogni possibile dubbio.
Non calpesta le righe con il piede destro e fa sette rimbalzi prima di battere la prima di servizio, cinque se colpisce la seconda. Non sarà ai livelli di Rafael Nadal, ma anche Jannik Sinner, a quanto pare, è un bel po’ scaramantico. Rituali di poco conto, sì, ma necessari e imprescindibili ai fini del successo che ha fin qui riscosso.
L’azzurro, poi, ha anche un talismano niente male. Un amuleto che porta sempre con sé quando scende in campo e in assenza del quale le cose non andrebbero come invece, di solito, vanno. Se il portafortuna di Matteo Berrettini è la collana con il ciondolo della rosa dei venti, regalatagli da mamma Claudia, l’oggetto più prezioso del campione altoatesino non è un gioiello. Si tratta di un “oggetto” molto più semplice ma altrettanto, a quanto pare, efficace.
Chi segue Sinner si sarà sicuramente accorto del fatto che in tutti i suoi outfit da gara c’è sempre un denominatore comune: il cappellino. Il suo amico romano lo indossa con la visiera al contrario, mentre lui lo sfoggia alla maniera classica. E c’è un motivo ben preciso, scopriamo ora, se questo accessorio non può mai e poi mai mancare nelle occasioni in cui Jannik scende in campo.
Sinner, non se ne parla proprio: mai più senza
Se prima era solo un vezzo, adesso è una necessità. Sinner lo indossa sempre, in partita, per evitare che accada l’irreparabile: che la sua invidiabile chioma rossa, cioè, se ne vada per i fatti suoi, indisciplinata e difficilmente domabile com’è.
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Nelle scorse ore ha parlato proprio di questo nell’intervista a Sky Sport, di cui è stata pubblicata una breve clip sul canale social ufficiale della pay tv. Quando gli è stato chiesto se capiterà mai di vederlo giocare senza il suo cappellino, Jannik è stato perentorio: “Guardate i capelli! È davvero molto dura”. “Il cappellino per me è come quando i piloti si mettono il casco: ok, ora è competizione”, ha poi spiegato, lasciando intendere che l’ipotesi di vederlo in campo coi ricci al vento è del tutto fuori discussione.
Gli è stata prospettata, poi, un’ipotesi catastrofica: cosa farebbe, gli hanno chiesto, nel caso in cui il cappellino dovesse volare via a causa del vento? “Si ripete il punto. Se mi dovesse succedere due volte, perdo il punto”, ha ironizzato Jannik, sintetizzando alla perfezione cosa quell’accessorio rappresenti per lui e quanto lo reputi importante.