Sinner è uno di noi; anche lui tiene le dita incrociate e ha detto qualcosa che non lascia spazio ad interpretazioni.
Il loro rapporto è visibilmente cambiato nel tempo. Non che prima s’ignorassero, ma non avvertivano l’esigenza, forse, di stringere un legame più stretto. Adesso, però, è tutto diverso. Jannik Sinner e Matteo Berrettini sono amici e pare che l’altoatesino sia stato di grande aiuto e conforto, quando il romano, un anno fa, è stato costretto alla resa ancora una volta per via dell’infortunio rimediato agli Us Open.
Sono quindi lontani, lontanissimi, i tempi in cui si ipotizzava che non corresse buon sangue fra loro e che fossero reciprocamente gelosi dei risultati dell’altro. Lo dimostra, nel caso ci fosse bisogno di ulteriori conferme, il fatto che il nativo di San Candido tiri in ballo il suo amico della Capitale ogni volta che può. Segno che lo stima, che lo ammira, che i suoi successi, arrivati ben prima di quelli di Jannik, lo hanno effettivamente spronato a dare il meglio di sé e a crescere sempre più.
Sinner ha fatto il nome di Berrettini anche qualche giorno fa, quando Sportweek l’ha intervistato per l’inserto del quale cui gli è stata dedicata la copertina. E ha confermato, in soldoni, di essere uno di noi. Già, perché anche lui ha un sogno nel cassetto. E anche lui, come la maggior parte dei tifosi, sta tenendo le dita più incrociate che può.
Sinner e quel sogno nel cassetto: meglio ancora se c’è lui
Parlando degli altri obiettivi che intende perseguire in questo 2024 indubbiamente stellare, non si è potuto fare a meno di toccare il discorso Coppa Davis.
“Uno degli obiettivi del 2024 è Parigi – ha detto, prima di parlare della competizione a squadre – mentre a Tokyo non ero ancora pronto. Spero di portare a casa una medaglia e sono curioso di vedere altri sport e conoscere grandi campioni”. “La Davis? È stato bellissimo – ha poi proseguito l’esperienza di squadra per noi tennisti non è abituale e condividere la gioia della vittoria emozionane. Speriamo di tornare a vincerla con Berrettini in campo questa volta“.
Un amico leale, dunque, sincero, che spera che anche Matteo possa provare l’ebbrezza di alzare al cielo la Davis e di sentirla sua, a differenza di quanto accaduto lo scorso anno. Berrettini c’era, ma solo in qualità di uomo squadra. Non ha potuto giocare e questo, forse, è un rimpianto non solo suo, ma anche di Sinner. E chissà che entrambi, allora, non possano coronare questo splendido sogno, quest’anno.