Berrettini, purtroppo non mentiva: era tutto vero. La conferma del campione romano lascia i tifosi di sasso.
Qualche settimana fa, un fulmine a ciel sereno aveva seminato il panico tra i tifosi. In pochi avevano creduto alle parole di Nicola Pietrangeli e a quella sua improvvisa confessione. Il leggendario tennista, nel parlare di Matteo Berrettini, aveva rivelato a Mowmag che qualcosa di molto strano era accaduto tempo prima.
“Lui è un bravissimo ragazzo – erano state queste le parole dell’ex campione nato a Tunisi – ma ha un problema nelle gambe e due anni fa mi aveva detto che voleva smettere“. A lungo si è dibattuto a proposito di questa affermazione e di come fosse possibile che il martello romano avesse osato anche solo ipotizzare una cosa del genere, al netto dei suoi successi e della popolarità raggiunta in quanto top ten. Sbagliava, però, chi credeva che Pietrangeli avesse esasperato la confessione di Berrettini: era, purtroppo, tutto vero.
La conferma è arrivata con l’intervista che l’azzurro ha rilasciato, nei giorni scorsi, al settimanale Donna Moderna. Non ha parlato espressamente della sua volontà di ritirarsi, ma in un passaggio ha detto qualcosa che ben si sposa con le dichiarazioni di Pietrangeli. Tutto torna, quindi. E Matteo ha voluto ammetterlo adesso perché, nei giorni scorsi, ha sfatato un vero e proprio tabù parlando della sua depressione in Zeta, la serie originale Red Bull di cui è stato il primo protagonista.
“Con i problemi fisici ci convivo da sempre – ha raccontato Berrettini a Donna Moderna – a 10 anni mi hanno diagnosticato una patologia genetica alla schiena e già lì avevo iniziato un percorso riabilitativo. Da allora il mio corpo tende a rallentarmi, quindi sono abituato a gestire questa situazione”.
Adesso, arriva il passaggio cruciale che combacia perfettamente con quella frase di Pietrangeli: “Negli ultimi 2 anni, però, ci sono stati momenti in cui non mi sentivo nemmeno più un atleta, come se il mio corpo si rifiutasse di performare. Sono arrivato anche a chiedermi se davvero fossi fatto per giocare a tennis“.
“Nel profondo non ne ho mai dubitato. Però la domanda me la sono fatta davvero, perché non capivo come potessero arrivare quei guai fisici tutti insieme. Il problema non è quando il corpo ha dei cedimenti, ma quando la testa non li sostiene. Per molto tempo dagli infortuni sono tornato più forte: mi sono operato alla mano e dopo ho vinto 2 tornei. Poi, a un certo punto, quel serbatoio di energie si è esaurito. E mi sono trovato nel buio, con il corpo che aveva bisogno di tempo e la mente che glielo negava. Un limbo in cui non mi riconoscevo più”. Fortuna che dalle tempeste, a volte, si esce ancor più forti di prima.
Questo contenuto è stato modificato 12 Aprile 2024 07:52
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