Sinner ha preso in mano la situazione e deciso per tutti: scelta inaspettata, probabilmente non se ne farà nulla.
La tiritera va avanti ormai da diversi giorni. Sono in tanti a pensare che meriti un ruolo di primissimo piano alle Olimpiadi, non fosse altro per i risultati raggiunti negli ultimi mesi. Si è vociferato, a tal proposito, di Jannik Sinner come possibile portabandiera azzurro, ma la verità è che l’ipotesi è ancora del tutto campata in aria e che non si è ufficialmente deciso cosa fare o non fare.
Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha sottolineato che formalmente potrebbe farlo solo ed esclusivamente un atleta che abbia già vinto una medaglia olimpica. E l’altoatesino, ma tempo al tempo, non ne ha ancora una. Ha però evidenziato, al tempo stesso, che l’azzurro potrebbe sventolare il tricolore in occasione della cerimonia di chiusura dei Giochi di Parigi. O, al massimo, tra quattro anni, quando avranno inizio le prossime Olimpiadi. Nessuno aveva ancora chiesto a Sinner, tuttavia, cosa pensasse di questa ipotesi. Ci ha pensato il Corriere della Sera, che in una lunga intervista a tutto tondo ha fatto in modo che l’azzurro si sbottonasse e dicesse la sua.
E niente, è andata a finire proprio come pensavamo. Anche in questo caso Jannik è riuscito a tirare fuori tutta la sua proverbiale saggezza e a stupirci con la sua mentalità da campione. Coi suoi ragionamenti maturi che per nulla tradiscono la sua età e i 22 anni che porta sulle spalle.
Sinner il saggio ha deciso: “Non me lo merito”
La risposta di Sinner all’atavica domanda riguardante la possibilità di fare da portabandiera a Parigi è stata la seguente: “Secondo me è giusto che lo faccia un atleta che ha già vinto una medaglia d’oro”. Ed ha anche voluto spiegare perché.
“Per me sarà la prima volta ai Giochi, sento di aver fatto fare un bel passo avanti al tennis italiano insieme agli altri azzurri, però onestamente la bandiera deve portarla chi basa la carriera sulle Olimpiadi. Poi se vogliono darmela, io sono felice ma come tennista ho i quattro Slam, i nove Master 1000, la Coppa Davis… Per me l’Olimpiade è un torneo, un di più. Per altri è il torneo”.
Alla base di questo ragionamento, ha poi spiegato al Corriere della Sera, ci sarebbe un’intervista, letta qualche tempo fa, che avrebbe in qualche modo stravolto la sua prospettiva. “Ho letto un’intervista a Usain Bolt in cui diceva: io mi alleno quattro anni per correre cento metri in nove secondi. Mi ha colpito”. Capitolo chiuso, quindi? Probabilmente sì.