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Sinner, non è cambiato niente: è tutto come prima

Sinner, le cose sarebbero potute cambiare in un attimo, ma non è successo: la confessione inaspettata del campione azzurro.

Si è presentato all’allenamento degli azzurri come se fosse un tifoso qualunque. L’applauso che la squadra gli ha riservato, però, era quello che si riserva solo alle stelle più splendenti del firmamento. Quello che Jannik Sinner è, da qualche tempo a questa parte, per il mondo del tennis.

Jannik Sinner (LaPresse) – ilveggente.it

Non ci stupisce affatto, quindi, che la sua visita inaspettata abbia fatto gioire Spalletti e i suoi ragazzi, che si trovavano in Florida come la volpe rossa di San Candido. Abbracci, chiacchiere, speranze condivise. La giornata è scivolata via così, all’insegna dell’azzurro, il colore per il quale giocano e che difenderebbero in qualunque modo possibile, se fosse necessario. Jannik ha anche scoperto, tra una cosa e l’altra, di avere una cosa in comune con il ct della Nazionale di calcio: “Abbiamo capito di venire da famiglie molto, molto normali – ha raccontato a margine dell’incontro con i suoi beniamini del pallone – E non siamo cambiati con il successo“.

“Ci somigliamo – ha detto riferendosi, ancora, a Spalletti – Siamo riusciti, almeno io ci sto provando, a fare una cosa bella, che non è vincere o perdere, ma appassionare gente nuova, ragazzi, adulti. E non soltanto con i successi, ma con la normalità”.

Sinner, così non ne fanno più

Già, la normalità, un concetto assai relativo. Soggettivo, mutevole. Perché la mia normalità non è uguale a quella di chiunque altro, e viceversa. Tant’è che normalità, per il campione del momento, significa una cosa completamente diversa da quella che intenderebbe un altro suo coetaneo.

Jannik Sinner (LaPresse) – ilveggente.it

“Io sono uno che vive il successo molto tranquillamente – ha rivelato alla Gazzetta dello Sport in un’intervista a margine dell’incontro con Spalletti & Co. – Se perdo, il giorno dopo mi vado ad allenare. Se vinco, il giorno dopo… mi vado ad allenare. Il punto di vista cambia relativamente poco. Spalletti è molto simile”. E proprio perché così simili è capitato più volte, in passato, che il ct della Nazionale usasse l’esempio dell’attuale numero 3 del mondo per chiedere ai suoi ragazzi di dare il massimo. Di ragionare come lui, di affinare la propria mentalità di modo che potesse essere vincente come quella del campione di Melbourne.

Ma di atleti come Jannik, oramai, non ne “fanno” più molti. Non li producono in serie. Sono rari. Sono un tesoro inestimabile. E meno male, perché se così non fosse, la concorrenza sarebbe ancor più spietata di quanto già non sia.

Questo contenuto è stato modificato 21 Marzo 2024 13:56

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