Berrettini, quello che è accaduto a Miami non può essere casuale: che il destino intenda metterlo di nuovo alla prova?
Non ha vinto. O meglio, a casa con sé non ha portato il trofeo destinato al primo classificato. Questo non vuol dire, però, che Matteo Berrettini sia rimasto a mani vuote. Ha messo in valigia, per affrontare il viaggio da Phoenix a Miami, quanto di più bello potesse infilare tra una racchetta e l’altra: l’entusiasmo, finalmente ritrovato dopo mesi di sconforto.
Il romano non ha giocato per più di mezzo anno ed è davvero un “miracolo”, alla luce di ciò, che al Challenger di lusso dell’Arizona sia riuscito a conquistare nientepopodimeno che la finale. La dimostrazione che il lavoro sin qui svolto con il suo nuovo coach, Francisco Roig, ha dato i suoi frutti. Nonché che la strada da loro imboccata sia quella giusta, quello che potrebbe riportare il finalista di Wimbledon 2021 ai piani alti della classifica. Dovrà affrontare tornanti pericolosi e sentieri molto tortuosi, ma non è detto che non possa farcela. Ce l’ha fatta una volta e, ritrovato se stesso, niente e nessuno gli vieta di fare il bis.
Se a Phoenix aveva usufruito di una wild card, a Miami si avvarrà del ranking protetto. Adesso è 142esimo al mondo, ma grazie ai benefici derivanti dalla misura prevista dal circuito otterrà, seppur solo virtualmente, il 74esimo. Questo gli ha permesso di accedere direttamente al tabellone principale e di evitare le qualificazioni, che avrebbero richiesto un ulteriore dispendio di energie.
Berrettini, tutto iniziò proprio con Murray
Al primo turno del Masters 1000 di Miami ci sarà ad attenderlo, ironia della sorte, Andy Murray. Lo stesso giocatore che ha idealmente dato inizio, nel 2023, alla “caduta” di Berrettini.
L’ex Fab Four lo batté agli Australian Open, al culmine di un match agguerritissimo nel quale aveva dato il meglio di sé. E dopo quella trasferta a Melbourne, tutto è cominciato ad andare a rotoli, nella vita professionale di Matteo. Tra sconfitte e infortuni, è stato quello il momento in cui è iniziata la discesa che, in un attimo, lo ha catapultato fuori dalla top 100.
A Miami, se tutto andrà bene, si potrebbe quindi potenzialmente chiudere quel dannato cerchio. E magari, chi lo sa, accadrà per davvero. Tutto ha avuto inizio con Murray e tutto, si spera, potrebbe finire con lui. Ammesso che la sua determinazione e la sua ammirevole abnegazione non mettano i bastoni fra le ruote a Matteo, s’intende.