Non è ancora chiaro se De Rossi sarà riconfermato alla Roma, ma i tifosi giallorossi lo vedono già come l’allenatore del futuro.
Gianluca Petrachi, ex direttore sportivo di Torino e Roma, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di TvPlay per parlare della propria voglia di rimettersi in gioco, magari come dirigente a Napoli, e del futuro di De Rossi come allenatore della Roma dopo un inizio così positivo.
“Io ho iniziato a seguire De Rossi quando era andato alla SPAL“, ha dichiarato Petrachi, “e già si intuiva che avesse la stoffa dell’allenatore“. Secondo l’intervistato, nella sua esperienza da calciatore, De Rossi ha avuto due tecnici di riferimento come Spalletti e Conte che lo hanno formato a livello tattico. “Lui è un ragazzo estremamente intelligente e credo che abbia preso molto da loro due, ma non solo. In questo avvio della sua carriera sta cercando di portare il suo credo calcistico e le sue idee“.
Secondo Petrachi, in prospettiva, De Rossi può diventare un grandissimo allenatore: la Roma farebbe dunque bene a investirci anche in futuro. Ha personalità ed è duttile, ma soprattutto brilla per qualità umane. E questo grazie alla grande umiltà da cui parte. “Ci sono stati tanti calciatori che in campo dettavano calcio, ma che una volta passati dall’altra sponda, ovvero quella dell’allenatore, non hanno avuto l’umiltà di calarsi nel nuovo ruolo“.
“Daniele De Rossi ha tutte le stimmate dell’allenatore che può arrivare: in futuro potrebbe arrivare a grandi risultati. Ora non ha ancora una sua identità tattica precisa, ma un domani ci arriverà”, ha commentato l’ex ds della Roma e del Torino.
De Rossi pronto a crescere per la Roma: “In futuro sarà un grande allenatore“
“La piazza di Napoli è importantissima“, ha aggiunto l’intervistato a proposito del momento delicato vissuto dagli azzurri. “Quello che si è creato nelle ultime stagioni è stato straordinario: ha sempre viaggiato a ritmi altissimi sia in Italia che in Europa. Mi piacerebbe ripartire da lì ma chiaramente non dipende dal sottoscritto. Non so se il presidente abbia voglia di iniziare a delegare o scegliere accanto a sé delle figure che possono realmente lavorare“.
Per l’ex dirigente, per fare un buon lavoro ci vogliono un bravo presidente, un buon amministratore delegato e un segretario sportivo di qualità. “Se dai gli input giusti puoi arrivare a fare un gioco di squadra che è fondamentale. Io già prima stavo attento a ogni dettaglio, a quanto potevo spendere. Adesso c’è la moda degli algoritmi: i dati e le statistiche possono essere funzionali, ma l’occhio umano fa la differenza”.
“Il giocatore che arriva a certi livelli vuole anche capire che tipo di progetto la dirigenza vuole allestire alle sue spalle. Questo è il caso di Osimhen che, al Napoli, si è creato la sua comfort zone. Lì è amato dai tifosi e dalla società. Credo che i calciatori a volte vengano anche tenuti in virtù delle scelte fatte dalla società per il resto della rosa“.
“Quando sono arrivato alla Roma, era già quasi chiusa la cessione di Dzeko all’Inter e io provai a fargli capire che con me sarebbe stato un punto di riferimento per far crescere i giovani, tanto da avergli pareggiato l’offerta economica proposta dai nerazzurri. Alla fine rimase molto volentieri e fece un ottimo campionato quell’anno”.