Sinner, lo scenario che il tennista altoatesino ha prospettato ai tifosi ci mette i brividi: non riuscirete a crederci.
Due anni fa, di questi tempi, la vita di Jannik Sinner cambiava da così a così. Il tennista altoatesino, che meno di una settimana fa ha vissuto il momento più alto della sua carriera alla Rod Laver Arena, veniva sconfitto su quello stesso campo ai quarti di finale degli Australian Open.
Nel suo box non c’erano Simone Vagnozzi e Darren Cahill, i due cavalieri che lo hanno “scortato” verso la vittoria del suo primo Slam. C’era ancora Riccardo Piatti, l’allenatore che lo aveva preso sotto la sua ala protettrice quand’era ancora un adolescente e che aveva fatto di lui un piccolo campione destinato a grandi cose. L’azzurro gli sarà per sempre grato per avergli spalancato le porte della sua accademia, ma il fatto che ad un certo punto abbiano divorziato è chiaramente sintomatico del fatto che non fossero sulla stessa lunghezza d’onda. Che non condividevano, evidentemente, la stessa visione del tennis e della vita.
Quando trapelò la notizia della loro separazione, una grossa fetta di pubblico pensò che Jannik fosse pazzo a lasciare uno come Piatti. Che quella decisione avrebbe segnato, in maniera forse irrimediabile, la sua carriera. Lo abbiamo temuto un po’ tutti, per la verità , soprattutto una volta appreso che il suo erede non aveva neanche metà dell’esperienza dell’ex coach di Sinner.
Col senno di poi, ci siamo dovuti ricredere tutti. Vagnozzi è stato all’altezza della situazione e ha chiaramente dato a Jannik ciò che forse gli mancava ai tempi dell’accademia: un supporto incondizionato. Amicizia. Anche risate, quando è opportuno.
L’arrivo di Darren, poi, è stato la ciliegina sulla torta. Mai scelta, insomma, avrebbe potuto essere più azzeccata di questa. Il numero 1 d’Italia, quindi, nei giorni scorsi, ha usato delle parole molto belle per parlare di come, due anni fa, ha trovato il coraggio di cambiare: “La vita è fatta di situazioni – ha detto mercoledì in conferenza stampa a Roma – A volte va bene, altre male“.
“Quando ho scelto Vagnozzi – ha continuato – all’inizio per qualcuno poteva sembrare folle, ma ho deciso di buttarmi nel fuoco perché volevo conoscere un altro metodo di lavoro. Non era detto fosse la scelta giusta, magari rimanendo dov’ero – e qui ha formulato un’ipotesi da brivido – sarei stato più forte di come sono adesso. Dietro di me ci sono persone che mi aiutano, io devo essere bravo ad ascoltarle ma alla fine sono io che scelgo e devo capire cosa sto cercando”. Più forte di com’è ora? In tutta franchezza, ci sembra impossibile.
Questo contenuto è stato modificato 2 Febbraio 2024 09:51
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