Berrettini sembra non riuscire a venire a capo della situazione che si è creata: la verità su quello che sta succedendo.
Non è un momento facile per Matteo Berrettini. Ma il problema più grave è che questo momento per nulla facile dura, oramai, da troppo tempo. Da un anno circa, per la precisione. Da quando, salvo qualche rarissima eccezione, non è stato più praticamente nelle condizioni di scendere in campo e di fare ciò che prima gli riusciva benissimo.
La sensazione, dall’esterno, è che il romano non riesca a venirne a capo. Che non sia in grado di gestire la situazione che si è venuta a creare e che non sappia realmente come uscirne. A patto che sia ancora in tempo per farlo. Questa ipotesi, in parte, è stata confermata nelle scorse ore da una delle persone che meglio lo conoscono al mondo: il suo ex allenatore, Vincenzo Santopadre. Lui e il tennista hanno rotto nel mese di ottobre e sulla panchina di Matteo siede, adesso, Francisco Roig, che ha lavorato con Rafael Nadal per quasi due decenni. E questo è uno di quei casi in cui i suonatori sono cambiati, ma la musica no.
Il recente ritiro di Berrettini dagli Australian Open ha confermato, infatti, che i problemi con cui ha fatto i conti lo scorso anno non sono ancora risolti. Che si è ben lontani dal risolverli, soprattutto, visto che di giocare ancora non se ne parla. E c’è un motivo ben preciso, a detta di Santopadre, se stiamo assistendo alla parabola discendente di un campione che tanto poteva – e potrebbe ancora – dare a se stesso e al suo Paese.
Berrettini, Santopadre vuota il sacco: ecco cosa è successo
L’ex allenatore ha vuotato il sacco in un’intervista a Repubblica, raccontando innanzitutto perché abbiano deciso di separarsi. “Era necessaria una scossa“, ha detto. “Matteo non ha mai messo in dubbio la nostra relazione fino a quando non gli ho prospettato la necessità di un allontanamento. C’era stato un accumulo di travagli e di fatiche“.
Sembra di percepire, dall’intervista, che Santopadre abbia fatto fatica ad abituarsi al nuovo status di celebrità di Matteo e che questo, inevitabilmente, possa averlo indotto a defilarsi e a tornare ad una vita un po’ meno movimentata. “Si deve slacciare dalle aspettative – ha detto riferendosi al suo pupillo – Il rumore della popolarità gli ha fatto male, lo ha stroncato. È un tipo riservato e sensibile. L’ascesa fulminante è stata negativa per gli effetti collaterali. Troppe responsabilità, portarsi l’Italia sulle spalle è dura. Gestire le esigenze del mondo esterno non è facile. Lui ne è rimasto scombussolato”.
Il ritratto che fa è quello di un tennista destabilizzato, che ha perso la bussola. Che non è stato in grado di gestire bene tutte le cose belle e brutte che gli sono capitate. Che ha perso se stesso, in un certo senso. E che avrà bisogno di ben più di un cambio in panchina, per ritrovarsi e ricominciare daccapo.