Sinner, non hanno avuto altra scelta: con questa clamorosa novità si chiude ufficialmente una stagione pirotecnica.
La giuria non ha avuto il benché minimo dubbio. E neanche i tifosi, per la verità, hanno mai dubitato del fatto che quel titolo spettasse a lui. Non perché non ci sia stato nessun altro giocatore che, come lui, ha fatto passi da giganti nel 2023, ma perché nessuno, quello è poco ma sicuro, è cresciuto quanto l’altoatesino.
L’obiettivo di Jannik Sinner per la stagione sulla quale è ormai calato il sipario era quello di tornare in top ten e di qualificarsi alle Atp Finals. Sappiamo bene, però, che il nativo di San Candido ha fatto molto di più. Non solo è tornato tra i primi 10, ma si è addirittura spinto fino al quarto posto della classifica mondiale. Una di quelle imprese in cui non si riesce proprio tutti i giorni, ecco. Il minimo che l’Association of Tennis Professionals potesse fare, quindi, dopo averlo eletto tennista più amato dai tifosi nel 2023, era insignirlo del titolo di Most Improved Player of the Year. Che, per chi non mastica l’inglese, altro non è che il premio destinato al giocatore che più è migliorato nel corso dell’anno.
Sapreste indicare qualcuno che, come lui, è cresciuto al punto tale da dar fastidio ai big del circuito e da arrivare alle pendici dell’Olimpo dei tennisti? L’Atp no, non ci è riuscita. Segno, evidentemente, che non c’è nessuno che possa eguagliare il boom di Jannik, reduce in effetti da una stagione che definirla straordinaria e gloriosa sarebbe estremamente riduttivo. Ed è giusto anche che i suoi due allenatori, Darren Cahill e Simone Vagnozzi, siano stati premiati in qualità di coach dell’anno. Checché ne dica Novak Djokovic, convinto che quel titolo sarebbe spettato al “suo” Goran Ivanisevic e non ai mentori dell’avversario che tanto gli ha dato fastidio alle Finals e in Coppa Davis.
Sinner, nessuno più di lui: non c’è due senza tre
Non resta che capire, a questo punto, sulla base di cosa la giuria abbia decretato che il titolo di Most Improved Player of the Year spettasse a lui e non a qualcun altro.
È innegabile che Sinner abbia fatto progressi su tutti i fronti. Sul servizio, tanto per cominciare, che era senza ombra di dubbio il suo tallone d’Achille e che, adesso, è tanto preciso quanto imprevedibile. E aveva proprio bisogno di un colpo così, per arrivare lontano. Ai giudici l’ha servita su un piatto d’argento, è proprio il caso di dire, la scusa per insignirlo del prestigioso riconoscimento.
Hanno fatto la differenza, però, anche le sue ormai letali variazioni: tra volée e slice di rovescio, smorzate e palle servite negli angoli più impensabili, è stato impossibile, per alcuni dei suoi avversari, leggere le sue intenzioni. Non gioca più solo da fondo, quindi, l’irreprensibile Jannik Sinner. Un giocatore tutto nuovo, insomma, che non ha snaturato il suo stile ma che ha completato il puzzle con dei tasselli imprescindibili. Necessari per trasformarsi nel leone indomabile che è oggi.