Berrettini, il divorzio è ancora fresco ma è già tempo per Santopadre di voltare pagina: un altro italiano per il dopo-Matteo.
Agli occhi dei tifosi si è trattato di un fulmine a ciel sereno. Nella realtà dei fatti, invece, non è stata nella maniera più assoluta una decisione impetuosa e last minute. Matteo Berrettini e Vincenzo Santopadre si saranno a lungo confrontati sul da farsi, così da addivenire ad una soluzione che potesse soddisfare entrambi.
Separarsi non è mai facile, men che meno in questo caso, ma il tennista e l’allenatore sembrano essere d’accordo sul fatto che fosse la cosa giusta da fare. Che dopo 13 anni trascorsi fianco a fianco, nella buona e nella cattiva sorte, ce n’era un gran bisogno. Non spetta a noi giudicare se abbiano fatto bene o meno, perché tanto sarà il tempo, come spesso accade in questi casi, a decretarlo. Tutto dipenderà, nello specifico, dalla prestazione del campione romano: tornerà a brillare come un tempo, o continuerà, speriamo di no, a precipitare negli abissi del ranking Atp?
Poco o nulla si sa, ancora, di cosa intenda fare il tennista capitolino nell’imminente futuro. Il capitalo della Nazionale azzurra in Coppa Davis, Filippo Volandri, si è lasciato sfuggire un piccolo indizio. Ma poca roba, ancora per poterci ricamare su qualche ipotesi o teoria. Ha spifferato che a Berrettini piace molto l’impostazione del team di Jannik Sinner, per cui è possibile che decida di assoldare sia un nuovo coach che un supercoach. C’è già qualche nome in pole, primi fra tutti quelli di Patrick Mouratoglou e di Ivan Ljubičić, ma nessuna di queste indiscrezioni è ancora stata confermata dal diretto interessato.
Un altro italiano per il post-Berrettini
Chi invece sembrerebbe avere le idee molto più chiare sul da farsi è Vincenzo Santopadre. L’ex allenatore del romano era guarda caso stato intervistato, un mese fa, da GonzoTennis, il canale YouTube dei giornalisti sportivi Federico Ferrero e Federico Mariani. E gli era stato chiesto, ad un certo punto, come immaginasse il suo dopo-Berrettini.
“Pensando a un domani con altri giocatori – queste erano state le sue parole – ad oggi ti dico che non mi vedrei a rifare il percorso che ho fatto con Matteo perché è stato bellissimo, però anche abbastanza faticoso stare così tanto tempo fuori. Farei qualcosa che mi permetta di stare un po’ più di tempo a casa, non mi dispiacerebbe. Non starei 40 settimane fuori.
Dopodiché, ha dato qualche indizio un po’ più preciso sull’identikit del suo futuro pupillo. “Un bravo allenatore lo vedi nel momento in cui ha allenato più atleti e li ha fatti arrivare alla loro miglior classifica. Io personalmente ho allenato pochi atleti, così intensamente solo Matteo, quindi se dovessimo fare una classifica degli allenatori non potrei vantarmi di essere un bravo allenatore perché non ho avuto tanti allievi che ho fatto salire. Quindi mi piacerebbe allenarne di nuovi per mettermi alla prova: è una sfida”. “Mi piacerebbe molto allenare soprattutto dei giovani – aveva aggiunto – e avere più margine per formare un giocatore. E mi piacerebbe, per come sono fatto io, allenare un italiano, avendo una cultura simile e perché per me comunicare italiano è preferibile”. Chi sarà, allora, l’erede di Berrettini?