Osimhen ospite di TvPlay ha raccontato particolari sulla sua infanzia complicata a Lagos e ha cercato di spiegare com’è nato e cresciuto il suo amore per il calcio e il suo rapporto speciale con Napoli.
Victor Osimhen, centravanti del Napoli e della nazionale nigeriana, ha parlato della sua passione per il calcio ai microfoni di Tvply nel corso della trasmissione “Vox to box” con Damiano Er Faina, Mario Balotelli, Emiliano Viviano, Enock Balotelli ed En3rix.
A proposito del Pallone d’Oro, Osimhen ha dichiarato di non conoscere i criteri di assegnazione: “Ma Messi è ancora il miglior giocatore in circolazione… Lui e Cristiano Ronaldo sono due goat, e non saprei scegliere. Ovviamente, Messi ha vinto il Mondiale e si merita il premio. In futuro potrebbe essere un obiettivo anche per me, ma non è un’ossessione. Ciò che mi interessa di più è essere un buon calciatore: questo è già un sogno per me“.
“Avevo parlato dello stadio Maradona con Koulibaly, prima di arrivare al Napoli, e sapevo più o meno quale atmosfera aspettarmi, con tanti tifosi calorosi… Ma esserci per me è stato incredibile. Il primo gol a Napoli è stato contro l’Atalanta, ma c’era il Covid, quindi c’era poca gente. Comunque è stato incredibile. Oggi, con lo stadio pieno, mi vengono i brividi ogni volta“.
“Gift Orban è un talento nigeriano fortissimo. L’ho visto soprattutto in video, poi l’ho visto agli allenamenti con la Nigeria“, ha continuato l’attaccante del Napoli. “Ha tante qualità. Col suo talento rappresenta il futuro, non solo per quanto riguarda la Nigeria“.
“I primi due mesi in Italia ho faticato tanto. Qui c’è molta più tattica e bisogna essere forti dal punto di vista fisico e mentale“, ha poi spiegato l’intervistato. “In Serie A la tattica è importantissima. Per prepararci al match guardiamo tanti video, studiamo le mosse degli avversari. E l’80% delle previsioni tattiche hanno una corrispondenza reale in partita: la cosa mi ha stupito. Proprio questo rende il campionato italiano uno dei più difficili al mondo. Gli avversari già sanno cosa farai“.
Osimhen si racconta: “Pensavo solo a sopravvivere. Ecco come ho capito di poter diventare un professionista“
“Ho scoperto di essere bravino a giocare a calcio quando ero molto piccolo. A scuola provai a fare una rovesciata e mi ruppi il braccio, e mi sono dovuto fermare… Non credevo di poter diventare un professionista ma l’ho sognato tante volte. La situazione del paese dove sono cresciuto era abbastanza tragica, non me la passavo per niente bene in famiglia: ci mancava tutto. Mia madre è morta quand’ero piccolo. Io dovevo aiutare mio padre andando a lavorare. Dovevo sopravvivere. Dormivo e lavoravo in chiesa“.
“Mi ha aiutato una persona gentile nella mia comunità: una persona che credeva nelle mie capacità e mi ha spinto a continuare quando io avevo smesso di sognare di poter giocare. Quest’uomo mi ha dato delle scarpe, che fino a quel momento mi ero dovuto procurare raccattandole in una discarica. Per allenarmi dovevo andare lontanissimo, a due ore da dove vivevo. Era molto complicato economicamente. A casa mancava spesso il cibo sulla tavola. E questa persona mi ha aiutato anche a mangiare. Per fortuna ho trovato chi ha creduto in me e mi ha supportato sul serio“.
“Il primo provino serio l’ho fatto a diciassette anni. C’erano migliaia di persone e credevo che non mi avrebbero mai preso. Ma ho fatto due goal e un assist, e grazie a Dio mi hanno scelto“.
“Quand’ero piccolo mi piaceva un sacco Didier Drogba. Non lo conoscevo, ma un compagno di scuola mi disse che gli assomigliavo“, ha poi aggiunto l’attaccante, rivelando le sue ispirazioni calcistiche. “Così ho visto dei suoi video e sono rimasto impressionato. Ho cercato di imitarlo“.
“Gli africani più forti di sempre sono stati Jay-Jay Okocha, Kanu, Weah, Eto’o, Drogba… ma ce ne sono tantissimi, tutti diversi per caratteristiche e a modo loro incredibili. Eto’o e Drogba sono quelli che hanno vinto di più“.
“Il mio goal preferito in carriera è stato quello con la Roma all’Olimpico la scorsa stagione. Anche quello al Maradona, sempre contro la Roma, è stato bello: lo avevamo provato, quel movimento, ed è andata bene“, ha continuato l’intervistato.
“Tra MLS e Saudi League, alle stesse condizioni contrattuali, andrei in MLS. Ma non è nei miei pensieri. Non giudico i tanti giocatori che sono andati in Arabia. Ma io sento di dover dimostrare ancora in Europa“.
Domanda d’obbligo sulla sua ormai iconica maschera: “La maschera dovrò indossarla per tanto, tanto tempo. Ormai fa parte di me, è quasi un trend. Spero però di non doverla portare per sempre“.
Lautaro, Leao, Immobile e i campioni del calcio italiano: gli attaccanti che Victor Osimhen apprezza in A
“Mi piace molto Immobile, è una leggenda. E non credo di poter dire di essere più forte di lui. Ha già fatto la storia in Italia. Ciro è un attaccante che mi piace moltissimo: fisico, intelligente“, ha detto Osimhen a proposito dei talenti del calcio italiano.
“Leao è una star. Ce ne sono pochi come lui. Per la Serie A è importante avere giocatori così. Mi ha accolto con un messaggio quando sono arrivato a Napoli, è un bravo ragazzo. E mi piace anche perché ha stile! Poi c’è Kvaratskhelia, che è un mago, come dite voi in Italia: ci troviamo benissimo, ci divertiamo con il pallone, ma lui sa fare cose incredibili“.
“Lautaro, invece, è il mio avversario per la lotta al titolo di capocannoniere. Lo era l’anno scorso e lo sarà quest’anno. Credo sia fantastico, anche perché è un leader in campo, si prende tutta sulle spalle la squadra“.
“Tra gli allenatori, Spalletti è un genio, e farà di certo vincere qualcosa all’Italia. Ti chiede tantissimo e certe volte è peggio di un martello: per questo permette alle squadre che allena di dare il massimo“.
“I difensori più duri che ho affrontato sono Romero del Tottenham e Smalling della Roma. Come portieri, il più forte che ho affrontato è Maignan. Ha riflessi incredibili ed è grosso. Con lui è difficile segnare“.