Doping, un’altra squalifica sconvolge il mondo dello sport: ecco quale giocatore non potrà scendere in campo fino al 2025.
Ha saltato tre controlli antidoping nel giro di un anno. E la normativa, in questi casi, parla chiaro. Poco importa che non sia risultato positivo ad alcuna sostanza, non essendosi sottoposto ad alcun test: le sue assenze ingiustificate gli costeranno, comunque, care e amare.
Il tribunale ha già deciso di comminare una sanzione molto dura nei suoi confronti. La legge non ammette ignoranza, motivo per il quale Jenson Brooksby, il tennista californiano che qualche tempo fa era salito al 33esimo posto del ranking Atp, non potrà scendere in campo per un bel po’. Si è beccato una squalifica di 18 mesi e nel momento peggiore della sua carriera, peraltro. Lo statunitense era già precipitato al 301esimo posto della classifica mondiale per via di una lunga sosta dovuta al fatto di essersi sottoposto a due operazioni chirurgiche.
Il tennista, come si ricorderà, si era lussato i tendini dei suoi polsi ed era finito sotto i ferri una prima volta nel mese di marzo, dopodiché di nuovo a maggio. L’ultima partita, in questa stagione da dimenticare, risale allo scorso mese di gennaio: in occasione degli Australian Open, il giovane Jenson aveva battuto il campione Casper Ruud. Stava navigando a vele spiegate verso le fasi finali dello Slam della terra dei canguri quando Tommy Paul aveva trovato il modo di disinnescarlo e di fermarlo.
Doping, fuori anche Brooksby: le ragioni della sua squalifica
Tornando al doping, Brooksby ha fatto sapere di volerci vedere chiaro, in questa faccenda. “Non ho mai assunto una sostanza vietata in vita mia – ha detto sui social media in relazione alla squalifica – e sono stato aperto e onesto con l’International Tennis Integrity Agency durante tutto il mio caso”.
“Capisco – ha aggiunto ancora – che è mia responsabilità e imparerò e crescerò”. Il tennis ammette di aver sbagliato a non essersi presentato in occasione di due dei tre controlli incriminati, ma non è d’accordo sul terzo che gli viene contestato, quello che risale al 4 giugno 2022 e che avrebbe avuto un peso determinante ai fini della sanzione. Il californiano ha ammesso di non sapere che un agente del controllo antidoping lo stava cercando. Ha dichiarato che il suo cellulare era in modalità silenziosa, al momento della sua chiamata, e sostiene che avrebbe potuto raggiungerlo telefonicamente nella sua camera d’albergo.
“Ero sveglio e non avevo nulla da nascondere“, ha scritto Brooksby, che farà ricorso presso la Corte arbitrale dello sport e che spera, dunque, che la sua posizione possa essere rivista. In caso contrario, essendo stata la sua squalifica retrodatata, non potrà mettere piede in campo fino al 4 gennaio 2025.