Nel 2011 Marco Paoloni, ora ex portiere, fu stato arrestato nell’ambito delle indagini della procura di Cremona riguardanti scommesse e partite truccate in serie B e Lega Pro.
Paoloni era stato accusato di avere somministrato segretamente dei calmanti ai compagni di squadra della Cremonese durante l’intervallo della partita contro la Paganese. Nel 2019 è stato assolto. Oggi l’ex calciatore è intervenuto ai microfoni di TvPlay.
“Otto anni sono lunghi, quindi meglio partire dal 2011: l’assoluzione è stata la giornata in cui mi sono un po’ ripreso a livello umano e di immagine“, ha spiegato Paoloni. “Ho passato anni bruttissimi. E la vicenda di questi giorni è simile sono per alcuni particolari a quella che è successa a me“.
Paoloni si è detto felice che la ludopatia sia ora riconosciuta come malattia, dato che nel 2011 non era così. “Allora il gioco non era riconosciuto come dipendenza. Questo elemento è molto importante. Ma Fagioli ha preso sette mesi perché ha collaborato, non tanto in quanto ludopatico“.
“La giustizia sportiva funziona un po’ in questo senso qui: se dici quello che vogliono sentirsi dire, ti abbassano la pena. E fu proposto anche a me, in stile ricatto. La mia e la sua sono due situazioni simili e diverse. Fagioli ha solo la violazione del codice 24, io avevo accuse molto, molto più pesanti“.
La versione di Paoloni, indagato per calcioscommesse: “L’ho vissuta come un ricatto“
“Lo vidi come ricatto perché, quando ti metti seduto con dei procuratori federali che ti dicono ‘o dici questo o ti diamo il massimo della pena e ti radiamo’…“, ha continuato l’intervistato. “In quel caso, parti già sconfitto. Con la Procura Sportiva ognuno di noi parte sconfitto“.
“Io Marco Paoloni, che non ero nessuno, sono partito sconfitto. Il tempo ci ha dimostrato che non è così per tutti quanti. Riguardo il discorso mio, hanno mantenuto la parola data, dandomi cinque anni con proposta di radiazione. Questo perché, secondo loro, non ho collaborato. Per me collaborare è dare informazioni che uno sa, non dare informazioni per fare chiudere il caso mediatico e permettere alla giostra calcio di continuare. Avevo ventisettenne anni, non avevo mai avuto problemi. L’ho pagata fino all’ultimo. Solo nel 2019 sono potuto rientrare nel mondo del calcio, ma mi hanno precluso la carriera“.
“L’indagine parte dalla procura di Cremona per una denuncia fatta dalla Cremonese per i fatti della partita con la Paganese. Io ero portiere della Cremonese. Alcuni giocatori dopo la partita si sono sentiti male. Io ero stato il migliore in campo, avevamo vinto 2-0. Il tutto nasce dalla denuncia del direttore sportivo. I processi si fanno in tribunale, se devo fare un confronto tra il 2011 e oggi è diverso, però oggi abbiamo nomi importanti… Da un lato sono contento che è migliorato su questo punto, ma io sono stato buttato in prima pagina su tutti i giornali con foto con le manette, rappresentato come il peggior boss“.
Amaramente l’ex portiere ha ricordato come dalla FIGC non siano arrivate scuse nonostante l’assoluzione con formula piena nel 2019: “Non si sono presentati. Io non credo all’istituzione federale, non sono stato trattato nel modo giusto, mi è stata fatta un’ingiustizia”.