Sinner, certi amori non finiscono: giù le mani da Jannik

Sinner, queste dichiarazioni inaspettate dimostrano che è ancora il suo pupillo. Ecco chi è sceso in campo per difendere Jannik.

Quando aveva lasciato i monti tra cui era cresciuto, per raggiungere il luogo in cui si è poi formato fino a diventare un campione, era poco più che un adolescente. Riccardo Piatti lo aveva accolto a Bordighera e, da quel momento in poi, insieme, avevano iniziato a scrivere una storia destinata a cambiare per sempre il tennis azzurro.

Sinner, certi amori non finiscono: giù le mani da Jannik
IlVeggente.it (Ansa)

Il rapporto tra l’allenatore italiano e Jannik Sinner, però, si è improvvisamente sgretolato. Tanto da spingere il tennista altoatesino, nel febbraio del 2022, a rompere con lui e a cercare un nuovo coach. Ora a seguirlo è Simone Vagnozzi, coadiuvato dal super coach Darren Cahill, ma è del tutto ovvio che molti dei risultati raggiunti durante la sua carriera si debbano all’impostazione Piatti, che gli ha dato le basi per competere ad alti livelli. Le ragioni del loro divorzio non sono mai state ben chiarite, ma c’è stata un’occasione in cui l’allenatore ha sottolineato, senza fare riferimenti specifici al nativo di San Candido, il fatto che suoi allievi dovessero sottostare ai suoi metodi. Metodi che, probabilmente, non piacevano troppo al campione azzurro.

Sta di fatto che, ogni volta che Piatti viene interpellato sul suo ex pupillo, non si tira mai indietro. E non lo ha fatto neanche stavolta. Quando il Corriere dello Sport lo ha intervistato e fatto riferimento alle polemiche che hanno recentemente infiammato la fase a gironi della Coppa Davis, ci ha tenuto a dire la sua. E le sue dichiarazioni dimostrano che è vero che certi amori, indipendentemente dall’epilogo, non finiscono mai.

Un avvocato per Sinner: arriva dal passato

L’ex allenatore, nel corso di questa intervista, ha difeso a spada tratta il nuovo quarto miglior giocatore al mondo.

Sinner, certi amori non finiscono: giù le mani da Jannik
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“Non capisco le polemiche su chi giochi in Davis – ha detto in riferimento al fango che è stato buttato addosso a Jannik, reo di aver rifiutato la convocazione – l’importante è andare avanti. Mi fanno ridere anche le parole degli ex che non possono mettersi nei panni di chi gioca ai ritmi del tennis odierno, dove c’è meno tempo per migliorare e più rischio di infortuni”. “L’importante – ha aggiunto ancora, riferendosi direttamente a quanti pensano che Sinner non “senta” la Nazionale – è che la squadra vada avanti e vinca, una volta toccherà ad uno ed una volta ad un altro. Per me è chiaro che questi ragazzi siano tutti italiani, tutti patriottici e che rispettino la maglia azzurra“.

Infine, un passaggio cruciale. “Negli anni ’90 – ha osservato – partecipavano anche a 30 tornei, ora se ne giocano meno ma nell’arco di quasi dodici mesi. Le pause erano importanti perché un giocatore a fine ottobre smetteva e sapeva che per due mesi non avrebbe pensato al tennis. Adesso è più difficile perché bisogna trovare questi momenti durante la stagione, ma se uno va in vacanza dopo Wimbledon nella testa ha già gli US Open. Sinner e Alcaraz hanno saltato la Davis perché pensano alla loro sopravvivenza, non perché pensano all’Asia, è una cosa ben diversa. Ci saranno momenti della carriera dove si sentiranno pronti per giocare la Davis e altri dove non lo saranno. L’Italia per me non deve avere paura perché ha una squadra con tanti giocatori”. Un avvocato difensore arrivato direttamente dal passato.

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