Sinner, è proprio vero che qualcuno la vuole cotta e qualcuno la vuole cruda: anche stavolta il tennista altoatesino ha diviso il pubblico.
Chi la vuole cotta, la cruda. Mettere d’accordo i tifosi, si sa, è pressoché impossibile. Ci sarà sempre qualcuno pronto a giudicare negativamente il modus operandi degli atleti, indipendentemente da quale esso sia. Così come, parimenti, ci sarà sempre qualcuno pronti a difenderli a spada tratta.
Sono in tanti a pensare che un campione che sia degno di questo nome non debba concedersi nessuno svago. Che debba rimanere concentrato sempre e comunque sullo sport in cui eccelle e su nulla più. Una convinzione anacronistica, se vogliamo, oltre che assolutamente pretenziosa. Nel caso specifico dei tennisti, si sbarca nel circuito maggiore talmente presto che è anche giusto, di tanto in tanto, che i giovani si divertano tra una partita e l’altra. Sempre posto che di tempo libero il tour non è che ne lasci poi così tanto. Sta di fatto, dicevamo, che si giudica con un po’ troppa facilità.
La storia di Matteo Berrettini è in questo senso emblematica – è stato messo alla gogna per via della sua relazione con Melissa Satta – ma non è che Jannik Sinner se la passi poi tanto meglio. Agli esordi è stato giudicato, tanto per cominciare, per via delle sue origini. Essendo nato in Trentino Alto Adige e avendo assimilato sia la lingua tedesca che lo stile di vita austriaco proprio del Tirolo, a detta di molti non sarebbe un italiano “puro”. Ma non è questa, naturalmente, la sola critica che gli è stata rivolta nel tempo.
Sinner, chi la vuole cotta e chi la vuole cruda
Nel giorno in cui l’altoatesino è sceso in campo a Wimbledon portando con sé un borsone firmato Gucci, è stato condannato seduta stante dal tribunale dei social. Perché sfoggiare accessori tanto costosi, così pare, proprio non si confà ad un campione che aspira a scalare il ranking Atp.
Come se Novak Djokovic e Carlos Alcaraz vestissero di cenci, ma vabbè, torniamo a noi. La collaborazione di Sinner con Gucci è stata mal vista dai più, soprattutto alla luce della “semplicità” che il numero 1 d’Italia ha sempre predicato. E che continua a predicare, come ha fatto nell’intervista rilasciata a Repubblica prima dello Us Open. “Con Gucci siamo insieme da un paio di anni – ha dichiarato – una volta sono andato a una loro sfilata, in Puglia, cose mai viste… ma lo dico subito, mi vedrete raramente in giacca, vestito bene. È tanta bellezza, ma io sono un tipo casual“.
Eppure, continua a stare con un piede dentro e uno fuori. Perché è vero che è un tipo casual – t-shirt e felpe sono onnipresenti nei suoi look – ma uno strappo alla regola, in virtù di un contratto a sei zeri, lo si fa ben volentieri. Cosa che non tutti, ahinoi, sono però disposti a digerire…