Sinner, non è tutto oro quel che luccica: quelle liti dietro le quinte

Sinner pronto all’esordio allo Us Open contro Hanfmann, ma nel team c’è qualcosa che non va: succede ogni volta.

Gli sarebbe bastato ottenere un posto tra i Maestri e gareggiare da titolare alle Finals che, nel prossimo mese di novembre, riaccenderanno la città di Torino. Ma, alla fine, si è fatto e ha fatto ai suoi numerosi sostenitori un regalo molto più grande. Un regalo che gli ha cambiato la vita per sempre.

Sinner, non è tutto oro quel che luccica: quelle liti dietro le quinte
IlVeggente.it (LaPresse)

Sono lontani i tempi in cui Jannik Sinner lottava per sfondare il muro della top ten. L’altoatesino ormai ci vive in pianta stabile, tra i primi dieci giocatori del mondo. Passo dopo passo, torneo dopo torneo, è riuscito non solo ad aprirsi un varco che gli permettesse di risalire l’Olimpo del tennis, ma a raggiungere addirittura la sesta posizione. Quello stesso scalino dal quale Matteo Berrettini, poco più di un anno fa, era poi scivolato a causa dei continui infortuni e degli stop che ne sono derivati. Era solo questione di tempo, indipendentemente da questo, perché il nativo di San Candido eguagliasse il record del martello romano. E lo superasse, forse, dal momento che la sua scalata è appena iniziata e che di obiettivi se n’è prefisso talmente tanti che questo è solo l’inizio.

Allo Us Open ci arriva in ottima forma, Jannik Sinner. Fisica, per fortuna, ma anche mentale, avendo lui vinto solo una manciata di giorni fa il Masters 1000 di Toronto, in Canada. Aggiudicarsi un titolo di questa categoria era un altro dei traguardi che sperava di tagliare, per cui adesso gliene resta uno soltanto: alzare al cielo, finalmente, la coppa di uno Slam.

Sinner, finché burraco non li separi

Il suo talento è stato finalmente riconosciuto e, con esso, il valore del team che ha alle spalle e con il cui contributo è riuscito a salire così in alto. Tanto di cappello al suo coach Simone Vagnozzi, dunque, ma anche al super coach Darren Cahill, la cui presenza era il solo tassello che mancava ad un capolavoro già annunciato.

Sinner, non è tutto oro quel che luccica: quelle liti dietro le quinte
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Peccato solo che non è tutto oro quel che luccica. Già, perché a volte anche in un team affiatato, come quello che ha messo in piedi Sinner, viene meno l’armonia. Soprattutto quando l’altoatesino tira fuori le carte e chiama tutti a raccolta per giocare a burraco. In quel momento lì, le liti sono assicurate. “Il fisioterapista, Giacomo Naldi, è ingiocabile, troppo forte: prende sempre la carta giusta – ha raccontato Jannik a Repubblica, regalandoci un piccolo scorcio della sua quotidianità – Darren ha sfiga, non la prende mai. Io sono una via di mezzo. Ma Simone è il peggio, come anche un po’ Umberto (Ferrara, ndr)”.

Un ragazzo semplice, dunque, che pur essendo uno dei tennisti azzurri – e del mondo, ora come ora – più forti di sempre continua ad amare le cose semplici. Come godersi la compagnia dei membri del suo team. Finché burraco non li separi, naturalmente.

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