Il razzismo torna tristemente protagonista in Serie A con il caso Vlahovic. Durante la sfida fra Atalanta e Juventus, i tifosi della Dea hanno insultato l’attaccante serbo con epiteti discriminatori.
A fine partita Gasperini li ha giustificati, o comunque ha evitato di denunciare l’accaduto, affermando che non si è trattato di razzismo. Gli insulti al serbo si sono verificati nel finale di gara. L’arbitro ha ordinato l’annuncio dagli altoparlanti. Nel recupero Dusan Vlahovic ha segnato e ha esultato zittendo il pubblico: i cori sono ripartiti ed è scattata l’ammonizione.
Ora si discute di nuovo, a pochi giorni dal caso Lukaku, di un nuovo caso legato al razzismo con un nuovo protagonista: Vlahovic. L’ex arbitro Claudio Gavillucci è intervenuto ai microfoni di Calciomercato.it in onda sul canale Twitch TvPlay. “Dal punto di vista disciplinare è corretta l’ammonizione a Vlahovic, il regolamento parla chiaro“, ha esordito l’intervistato.
“In pratica gli arbitri devono semplicemente adattarsi a un regolamento che non scrivono loro. Si hanno dei ruoli in campo. Stessa cosa vale per i calciatori. Dovrebbero cambiare le regole e le punizioni verso gli autori di questi fatti. E se dovessimo estirpare il problema, le reazioni non si verrebbero a creare“.
“Sono curioso di capire come si comporterà la Federazione sul caso Vlahovic“, ha continuato Gavillucci. “In teoria qui si dovrebbe dare la grazia anche a Vlahovic, come accaduto con Lukaku. La Juventus potrebbe appellarsi a un precedente molto recente”.
“Il razzismo è uguale per tutti. Io su questa cosa non transigo, parlare di questi fatti dopo quattro anni, da quando ho fermato una partita per episodi simili a questi, è desolante“, ha detto l’ex arbitro. “Oggi, con i mezzi che abbiamo, è inutile parlare e non agire. Dovremmo riuscire a individuare i responsabili e dare delle pene gravi agli autori di questi episodi per allontanarli per sempre dal calcio. Se non si riesce in questo, ragionare di questi fatti lascia il tempo che trova. Evidentemente non c’è la volontà di cercare i responsabili“.
L’intervistato sostiene che l’approccio della FIGC e del mondo calcio in generale sembra ancora troppo morbido. Cioè tollerante con gli intolleranti. “Se questo è il modo di rispondere al problema, non scardineremo mai il problema. La partita è stata interrotta e l’accento è stato messo, da questo punto di vista quel faro che era stato acceso nel 2018 da parte mia è rimasto acceso”.
“La cosa più grave sono le dichiarazioni di Gasperini“, ha poi dichiarato l’ex arbitro. “Io sono un tifoso che ha frequentato la curva e non voglio fare di tutta l’erba un fascio. In curva ci sono tante persone educate. Tuttavia, ci sono tante persone ignoranti che si fatto trascinare dal gruppo. E così partono gli insulti gravi, le frasi non carine in quel frangente. Di certo non mi aspetto una giustificazione da un allenatore“.
“Sbagliato che a gara terminata Gasperini non abbia condannato fermamente cosa è accaduto. E in pratica Gasperini non ha preso le distanze da quello che è accaduto. Io ho vissuto in Inghilterra e l’approccio è differente a partire dalle istituzioni, sia politico sia federale. Sono loro che hanno il potere più forte. Successivamente tutti si adeguano a quelle che sono le regole”.
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