Sinner, ancora cambiamenti nella squadra del campione altoatesino: con questa new entry, adesso il box è davvero completo.
È ancora troppo presto per dire se il cielo sopra Montecarlo sarà azzurro ancora una volta. Ma possiamo dire con assoluta certezza, perché questa non ce la toglie nessuno, che un italiano in particolare sarà osservato speciale in questo terzo e mirabolante Masters 1000 della stagione.
Dopo l’ottima prova a Indian Wells e quella, ancor più roboante, di Miami, le aspettative su Jannik Sinner sono alle stelle. Il tennista altoatesino è cresciuto molto negli ultimi mesi e sono in tanti a pensare che i tempi siano finalmente maturi. Che sia pronto a spiccare il volo e ad iniziare a collezionare vittorie ancor più importanti di quelle messe in tasca finora. Perché vincere un 250 o un 500 è sì un successo clamoroso, ma è trionfare in un 1000 o in uno Slam che ti consacra a campione indiscusso. E lui ha dimostrato di avere la stoffa giusta per farcela, per tenere testa anche a chi di competizioni grosse ne ha già vinte un bel po’.
Carlos Alcaraz in primis, avendolo sconfitto per la terza volta, su un totale di sei incontri complessivi, proprio in Florida. Quella sì che è stata la prova del nove. Quella sì che è stata la ciliegina su una torta già buonissima. E allora, aspettarsi che faccia finalmente il grande salto, è il minimo che ci si possa aspettare da lui.
Sinner, aggiungi un posto nel box che c’è un amico in più
La classifica, al momento, gli sorride come non mai. Jannik è arrivato a Montecarlo da testa di serie ma, soprattutto, da ottavo miglior giocatore al mondo. Che non è poco. Segno che le scelte tattiche e quelle personali, evidentemente, hanno sortito l’effetto sperato.
Lo scorso anno la sua vita è cambiata da così a così. Sinner ha lasciato Piatti, il suo storico allenatore, per Vagnozzi, ed ha pure assoldato un super coach, ossia Cahill, che potesse supportarlo in questa scalata al successo. Poi ha cambiato fisioterapista e, dulcis in fundo, ha deciso di allargare il suo team implementando una nuova figura all’interno di questa squadra che ora sembra perfetta.
Adesso l’altoatesino ha uno chef personale. Non uno qualunque, macché. A partire dalla trasferta negli Stati Uniti, è suo papà Hanspeter a cucinare per lui. Ora è quindi lo chef di una brigata pazzesca che, ne siamo certi, farà grandi cose. Grandissime. “È rimasto 40 anni in cucina, venti al rifugio Talschlusshütte, in Val Fiscalina. Ha iniziato a girare con me dagli Usa. A lui piace: cucinare è la sua vita. E io mi sento felice – ha detto al Corriere della Sera – sono andato via di casa a 14 anni, abbiamo passato troppo poco tempo insieme. Così proviamo a recuperare“. E chissà che questo clima ancor più familiare e rassicurante non possa fare la differenza.