Sinner è ormai a tutti gli effetti una vera e propria “divinità”: la frase al microfono non è passata inosservata. Italiani orgogliosi.
Era solo questione di tempo perché accadesse. E in fin dei conti lo sapevamo tutti che prima o poi sarebbe successo. Che quel fiore sarebbe prima o poi sbocciato in maniera prepotente, eclissando tutti gli altri con la sua straordinaria bellezza.
Sì, perché il tennis di Jannik Sinner è così: è bellissimo. Talmente bello che guardarlo è un piacere. Talmente bello che ora che i tempi sono finalmente maturi gli italiani sono ansiosi di scoprire quanto in là sarà in grado di spingersi. Un assaggio di quello di cui è capace ce lo ha già dato, per la verità, al Sunshine Double. A Indian Wells ha conquistato la semifinale, salvo poi arrendersi all’irreprensibile Carlos Alcaraz. E potrebbe essere ancora una volta l’iberico – ma ne avremo la certezza solo stanotte, al termine della sfida con Taylor Fritz – l’avversario da battere al Miami Open. Anche in questo caso, l’azzurro è riuscito a staccare il pass per il penultimo atto di un Masters 1000, confermando la sua ormai innegabile crescita tecnica e mentale.
Il suo arsenale di colpi non è mai stato meglio assortito di così. L’altoatesino è una sorpresa continua, soprattutto adesso che, era ora, anche il suo servizio è all’altezza del suo gioco. A Miami ha macinato un bel po’ di ace ed era proprio questo, forse, il tassello che gli mancava per diventare un campione. Uno degno di sbarcare alle Finals di Torino e di vincere, meritatamente, il primo titolo veramente importante della sua carriera.
Sinner, una “divinità” arrivata dal Trentino Alto Adige
La trasferta statunitense lo ha dunque consacrato a mostro sacro del tennis mondiale. I complimenti e gli elogi fioccano e giungono da ogni dove, il che non fa altro che confermare quanto il suo stile di gioco piaccia e quanto il suo pubblico lo ammiri.
Anche quello internazionale, a dirla tutta, che è rimasto piacevolmente stupito, nelle ultime due competizioni, dalla sua solidità. Basti pensare che al termine della gara contro Andrey Rublev, che gli è valsa l’accesso ai quarti di finale, la prestazione di Sinner è stata racchiusa in una frase che ha rapidamente fatto il giro del web. Ha giocato talmente bene da aver lasciato di stucco perfino il commentatore ed ex tennista Colin Fleming.
“Sinner – ha detto al termine della telecronaca del bellissimo match, sintetizzando a meraviglia la sua opinione – potrebbe andare a South beach dopo e camminare sull’acqua“. Che altro aggiungere? L’ascesa all’Olimpo della nuova divinità altoatesina, come evidente, è ormai compiuta.