TVPLAY | La Juventus e il libro nero di Paratici: “Se ne parla tanto ma non agiva da solo”. Ecco le parole del giornalista Giuseppe Legato
Le notizie di oggi parlano della possibilità della cessione della Juventus nella seconda parte del 2023 da parte della Exor, la Holding che gestisce la società bianconera e della quale è amministratore delegato Elkann. Sarebbe la fine di un’epoca, visto che da sempre i piemontesi sono della famiglia Agnelli. Ma l’azienda, ha scritto il Corriere dello Sport in edicola questa mattina, non è più di “famiglia“, e allora davvero tutto potrebbe succedere.
Tiene banco comunque il processo che coinvolgerà i vertici del consiglio d’amministrazione dimissionario che ha scosso il mondo bianconero e non solo. Da Agnelli, passando per Nedved e Arrivabene e finendo con Paratici, sono stati tutti rinviati a giudizio. E si è parlato anche molto del “libro nero” di Paratici con un passato alla Continassa, A fare un quadro di quello che è realmente questo documento ci ha pensato il giornalista de La Stampa, Giuseppe Legato, che ha parlato durante la diretta Twitch di calciomercato.it in onda su TVPLAY.
TVPLAY | Juventus, le parole di Legato
“Il libro nero di Paratici è un manoscritto redatto dall’attuale ds della Juve Cherubini e ritrovato dalla Guardia di Finanza nel suo ufficio. Un foglio bianco con una serie di appunti sull’operato di Paratici in cui viene sottolineato l’utilizzo eccessivo di plusvalenze artificiali fatto negli anni passati”. Un excursus, insomma, di quello che è stato negli anni scorsi e che ha detto mette nei guai e in difficoltà la Vecchia Signora.
“Paratici è uno dei principali indagati di questa inchiesta, deve rispondere del fatto di aver fatto una serie di operazioni che avrebbero alterato gli esercizi della Juventus” ha continuato Legato. Che alla fine ha concluso: “Uomo nero di questo scandalo? No, non mettetemi in difficoltà ma non perché non voglia rispondere, la domanda è pertinente, ci sono tante cose contestate a Paratici ma è errato parlare solo di lui, se seguiamo il ragionamento dei magistrati non è così”.