Berrettini e Alcaraz, un destino spietato accomuna i due tennisti: la maledizione delle Finals colpisce ancora.
Era il 12 settembre quando Carlos Alcaraz ha realizzato il sogno di una vita: diventare il numero uno del ranking Atp. Cosa che è matematicamente accaduta nello stesso momento in cui vinceva, tra l’altro, il suo primo Slam, quello newyorkese.
Un’impresa incredibile, degna solo d’un campione vero e destinato a grandi cose. Quella appena conclusa è stata decisamente la sua stagione ed è un vero peccato che non possa concludersi come il fenomeno di Murcia avrebbe meritato: lottando contro i maestri del circuito alle Finals.
Il giovane iberico si è visto costretto a rinunciare sia all’appuntamento torinese che alle finali di Coppa Davis in programma a Malaga. Il tutto a causa dello stesso infortunio che venerdì lo aveva indotto a ritirarsi da Parigi-Bercy nel bel mezzo della gara, combattutissima, contro Holger Rune, che oggi si contenderà il titolo d’Oltralpe con Novak Djokovic.
Alcaraz come Berrettini: tutta colpa degli addominali
È stato un problema agli addominali a portare via ad Alcaraz il sogno di vincere la competizione finale della stagione, quella che chiude il cerchio e che decreta ogni anno chi sia il migliore tra i migliori. Segno che la maledizione delle Finals, ahinoi, ha colpito ancora una volta.
La storia di Carlitos ricorda tanto quella di Matteo Berrettini, che lo scorso anno era stato costretto a ritirarsi dal torneo per via dello stesso infortunio. Il dolore si era palesato durante la prima partita contro Alexander Zverev, che quest’anno, a sua volta, non sarà tra i maestri in gara: è ancora fermo per la lesione ai legamenti del piede rimediata al Roland Garros.
Due atleti diversi ma accomunati da un destino spietato e comune. Alcaraz come Berrettini, dunque, costretto a sventolare bandiera bianca nel momento cruciale, alle soglie di un appuntamento in cui avrebbe potuto confrontarsi con i pezzi da novanta del circuito e sancire ancora una volta, forse, la sua superiorità. Buon per Taylor Fritz, che in qualità di prima riserva prenderà il posto dell’iberico. Esattamente come Jannik Sinner che, dodici mesi fa, sostituiva Berrettini. Tu chiamale, se vuoi, coincidenze.