PNRR, una valanga di risorse in arrivo. Ecco come fare soldi facili su Internet e quali saranno le conseguenze di questa mossa.
La creazione di portali più efficienti e nuovi per gli enti locali è l’indicatore di marcia delle pubbliche amministrazioni prossime al cittadino. A sostenere l’impresa una caterva di soldi inviati dall’Europa che costituisce il più grande investimento in ambito di digitalizzazione.
Secondo gli esperti le controindicazioni di questa operazione potrebbero però falsare il mercato. Si temono infatti prezzi gonfiati più del normale e uno sperpero di danaro pubblico senza precedenti.
Sono già stati pubblicati i primi bandi in tema di “servizi digitali e cittadinanza digitale”. Il futuro della pubblica amministrazione passa per i siti internet, attraverso cui pagare le tasse e le multe. Ma anche procedere con altre operazioni quali istanza di autorizzazioni e permessi, accesso all’anagrafe, iscrizione a graduatorie, richieste contributi e agevolazioni e così via. Ogni Comune potrà chiedere finanziamenti fino a 4 servizi digitali differenti, ricevendo le somme in base al numero degli abitanti.
Per fare un esempio, i comuni con meno di 5 mila abitanti riceveranno 28.902 euro per il sito e 12.755 per ogni servizio richiesto. Tra 5 e 20 mila abitanti si salirebbe rispettivamente a 51.654 e 25.895 euro. Per le città sopra i 250 mila concittadini si tratterà invere di 500.243 euro per il sito e 77.684 per ogni servizio, e fino a 4. Tra le città che hanno ricevuto cifre importanti si registrano Messina, Siracusa, Brescia, Trieste, Modena, Giugliano.
A queste risorse vanno aggiunte quelle per i bandi pubblicati per servizi come lo Spid, un sistema di riconoscimento per accedere ai servizi online della pubblica amministrazione. O anche il passaggio al cloud. Quest’ultimo riguarda il trasferimento dei dati a un sistema di archiviazione sicuro ed esterno. Per la migrazione al cloud si parla di uno stanziamento di 900 milioni per i nuovi data center. 600 milioni per la sicurezza informatica e altrettanto per il servizio di pagamento PagoPa e per l’app chiamata Io.
I soldi stanziati per le operazioni digitali della pubblica amministrazione sono tantissimi. Stando a sentire un manager d’azienda di servizi digitali, questo fattore potrebbe portare conseguenze anche negative. “L’errore è stato fatto nella stima iniziale dei fondi dl PNRR per questi servizi: sono stati messi molti più soldi rispetto a quanti servissero effettivamente”, spiega. Ancora il dirigente precisa che “Non sono state fatte adeguate indagini di mercato. Quando le cifre sono state comunicate e comprese nel piano non è stato più possibile tornare indietro. A quel punto sono state divise per il numero dei comuni e ci si è accorti che c’erano a disposizione moltissimi soldi”.
Una valutazione di massima riguarda poi il fatto che mentre i grandi comuni possono trattare inserendo nel pacchetto di servizi maggiori migliorie anche rispetto a ciò che è incluso nel bando, per i comuni più piccoli non è così. Questi infatti si affidano quasi sempre alle aziende che hanno anche gioco facile a spiegare agli impiegati come fare istanza per ottenere i finanziamenti. Così facendo il rischio è quello di mancare l’obiettivo di autonomia dei comuni, che continueranno a dipendere da soggetti esterni malgrado le gigantesche somme spese per interromperne il rapporto di dipendenza.
Questo contenuto è stato modificato 20 Ottobre 2022 15:16
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