Diletta Leotta è la commentatrice sportiva più apprezzata e ammirata d’Italia. Quando lo sport lo fa lei accadono fenomeni strani.
Per gli appassionati di calcio è una presenza da non perdere, la donna che ha reso le partite ancora più interessanti da seguire con attenzione. A volte, in verità, nasce il dubbio che qualcuno guardi il calcio soltanto per guardare lei.
Diletta è una siciliana purosangue, che nasce a Catania nel 1991. Oggi tutti la seguono su DAZN, che ne ha fatto la su bandiere non solo estetica ma tecnica. Ma Diletta ha una lunga gavetta alle spalle e tutto il suo percorso di avvicinamento alla prima linea dei commentatori sportivi si è svolto su piccole antenne local. È proprio in questi canali più locali, più sperimentali, più aperti al cambiamento, che Diletta con la sua presenza e con la sua forza tranquilla ha cambiato mano a mano la figura del commentatore calcistico, e anche quello della commentatrice.
Le primissime donne ad affacciarsi in questa arena essenzialmente maschile erano state caratterizzate da una energia androgina, come se dovessero difendersi con la severità e la temibilità dal giudizio di un pubblico che ancora non riusciva a vedere una donna nel ruolo di presentatrice e di esperta del calcio.
Diletta Leotta ha portato nella grande TV di calcio, prima su Sky e oggi su DAZN una figura completamente diversa: quella di una femminilità sorridente e prorompente, che non nasconde il suo essere donna (e con il suo personale sarebbe del resto alquanto difficile) ma lo esalta. Diletta col suo sorriso, la sua professionalità, le sue misure da pin-up ha portato una rivoluzione che ha liberato le donne dalla necessità di apparire un po’ meno donne per essere prese sul serio, quando parlano di football.
E così facendo è diventata sia una figura tecnica che un sex symbol, senza alcuna contraddizione.
Diletta coltiva la sua immagine social con grande attenzione e il suo canale Instagram è uno dei più frequentati in Italia. Selfie sempre affascinanti si susseguono. L’ultimo è in palestra e ci lascia ammirare una Leotta molto dimagrita, anche se non meno procace del solito. Una Leotta, comunque, molto più “posata” che affaticata. Ben pettinata, ben truccata, sistemata in tutto e per tutto per uno scatto che ha non è certo fatto per trasferire il concetto di training intensivo.
Riesce comunque a trasferire quello di una bellezza davvero scioccante, accanto alla quale deve essere stato ben difficile per gli altri palestrati concentrarsi su pesi e manubri. Sicuramente molti hanno sudato. Per l’ammirazione assai più che per la fatica, potremmo scommettere.
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