Emma Raducanu alle prese con un nuovo problema. Stavolta non si tratta di una polemica social: guai in vista per la tennista.
Da quando ha vinto gli Us Open, non le è stato concesso un attimo di tregua. Ora per un motivo, ora per un altro, Emma Raducanu è costantemente nell’occhio del ciclone. Qualunque cosa faccia, qualunque decisione prenda, è ormai divenuto un facilissimo bersaglio.
Ha una platea di haters da fare impallidire altre stelle ben più blasonate di lei, ma non è più solo il popolo dei social network a darle contro. Adesso ci si è messo anche il Parlamento britannico, a contestare le sue scelte e a puntare il dito contro la campionessa che lo scorso anno ha trionfato a New York.
La polemica è legata al coach al quale la bella britannica ha deciso di affidarsi dopo aver congedato svariati allenatori. Ha optato, stavolta, per Dmitry Tursunov, che è però ancora solo in prova: la seguirà per il resto dell’avventura nordamericana, dopodiché si vedrà.
Emma Raducanu sotto accusa: non c’è pace per lei
Il fatto che cambi spesso coach ha indispettito molti, ma il problema stavolta non è questo. Il parlamentare laburista Chris Bryant ha puntato il dito, semmai, contro la scelta della Raducanu di assoldare un russo nel bel mezzo del conflitto tra il Paese governato da Putin e l’Ucraina.
“Il Cremlino – ha detto il politico al Telegraph, in riferimento alla mossa della tennista – lo rappresenterebbe come un colpo propagandistico e un’indicazione che al Regno Unito non interessa veramente la guerra in Ucraina. Sarebbe un vero peccato se Emma continuasse. La incoraggio a ripensarci e come minimo a condannare la barbarica guerra di Putin”.
Gli ha fatto eco un altro parlamentare, Julian Knight, che ha invece detto: “Fa impressione vedere un russo allenare la stella nascente numero uno della Gran Bretagna”. La Raducanu, che ha ormai imparato a farsi scivolare di dosso le critiche, non ha inteso replicare. Nessun commento neanche da Tursunov e dalla Federtennis britannica, il che lascia presagire che la tennista voglia portare avanti la sua scelta infischiandosene delle possibili implicazioni politiche.