Sinner promosso ma con riserva. La sentenza si abbatte come una scure sul tennista altoatesino, reduce dalla vittoria ad Umago.
Il tennis maschile non è mai stato più azzurro di così. Il “raccolto” ha regalato ai tifosi talmente tanti frutti che c’è, ormai, l’imbarazzo della scelta. Matteo Berrettini ha fatto da apripista, ma di atleti che hanno seguito le sue orme e che, come lui, stanno cercando di imporsi sulla scena internazionale, il vivaio italiano ne è praticamente pieno.
C’è Jannik Sinner, nuovo numero uno d’Italia, che è ora più che mai sotto i riflettori. C’è Lorenzo Musetti, col suo tennis ipnotico, che ha vinto il suo primo titolo Atp e che tanta strada ancora vuole fare. Senza dimenticare Giulio Zeppieri e Franco Agamenone, naturalmente, che come i loro “predecessori” hanno imboccato il sentiero giusto.
Non si può non essere d’accordo sul fatto che sia il miglior team italiano degli ultimi decenni. E infatti, anche le leggende del tennis azzurro sono entusiaste di questi ragazzi. Lo è Paolo Bertolucci, che ha dato i voti ai tre moschettieri, ma lo è anche Adriano Panatta, seppur con qualche riserva su uno del tridente nostrano.
Benché il romano dica un gran bene di Sinner, da qualche passaggio dell’intervista rilasciata al Corriere dello Sport – si evince chiaramente che il suo gioco non lo entusiasmi troppo. Sembra propendere di più verso Musetti, che “ha più soluzioni” e una “bella mano”, e verso Fognini, che pure “ce l’ha ancora” (le soluzioni, ndr).
Panatta non può fare a meno di ammettere che il dritto e il rovescio dell’altoatesino siano fenomenali, ma che il suo sia “un tipo di gioco che non fa per me”. “Non è che non mi piaccia Sinner – mette in chiaro – anzi. Lui è uno che ha una testa di prim’ordine, sta lì anche se perde. Ha gli attributi”.
“È il tipo di gioco che non mi piace – aggiunge Panatta – non mi emoziona, giocano a una velocità pazzesca, toglie la fantasia, non hai tempo di pensare, è un gioco più veloce e violento. Meno raffinato“.
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