Sinner, sapevi di quella volta che il tennista altoatesino si è trovato ad un bivio e ha preferito usare la testa al posto del cuore?
Pochi sanno, perché lo hanno scoperto da poco, che Jannik Sinner non è cresciuto a pane e racchette. Il tennis lo ha sempre intrigato, ma lì tra i monti del Trentino Alto Adige c’erano numerosi sentieri da imboccare. E lui, in linea di massima, li ha voluti percorrere un po’ tutti, prima di stabilire quale fosse il suo preferito.
Prima ancora di diventare un abile tennista il nativo di San Candido è stato uno sciatore provetto. Lo è ancora, per la verità, con la sola differenza che ora non può più trascorrere nella neve tutto il tempo di cui dispone. Il campo chiama e ormai è quella la sua priorità. Lo ha voluto lui, d’altra parte.
Ecco, a tal proposito sono in tanti a chiedersi come mai Sinner abbia deciso di mettere da parte gli scarponi e di dedicarsi anima e corpo allo sport in cui oggi eccelle al punto tale da aver acquisito lo status di numero uno d’Italia. La risposta è spiazzante, non fosse altro per il modo in cui Jannik dipinge il tennis. E non c’entrano il cuore, la passione. La sua è stata una decisione di testa.
Sinner, a tennis come negli scacchi: il piano segreto
C’è infatti un aspetto, dello sport di cui è un asso, che a suo avviso è assolutamente impareggiabile. Il fatto che gli dia sempre e comunque, in qualche modo, una seconda chance. A differenza di quello che praticava prima, che era invece molto più “severo” su questo stesso fronte.
“Nello sci – ha fatto notare Sinner a Repubblica – con un errore sei fuori. Nel calcio, un giocatore da solo non può fare la differenza. Nel tennis invece sei solo contro l’altro: è una battaglia mentale, come negli scacchi“. Una metafora che calza a pennello e che dice tanto su quale sia il suo atteggiamento in campo.
“Devi entrare nella testa dell’avversario – ha osservato ancora Jannik, parlando delle differenze tra lo sci e il suo sport attuale – È questo il vero scopo del tennis. Difatti, i migliori tennisti sono quelli che vincono anche giocando male”.