Alcaraz si becca una strigliata senza precedenti subito dopo la finale di Amburgo: ecco chi ha avuto da ridire sul suo conto.
Va da sé che gli italiani siano strafelici per la vittoria di Lorenzo Musetti in quel di Amburgo. E se è vero che il carrarino ha fatto sognare i suoi tifosi, non si può certo dire che il suo avversario sia stato da meno. Carlos Alcaraz ha annullato 5 match point ed è innegabile che abbia giocato un match pazzesco.
Gli è mancata però, evidentemente, la scintilla che ha invece animato il suo rivale dal primo all’ultimo minuto di una finale destinata a passare alla storia. La differenza l’ha fatta quella scintilla lì, proporzionale alla voglia di vincere e di portare a casa il titolo. Il primo, nel caso del talentuoso Musetti.
Ma c’è qualcuno che pensa che sotto ci fosse qualcos’altro. Che non sia stato solo il guizzo di Lorenzino a decidere l’esito del match. Che ci siano ben altre ragioni dietro una vittoria che in pochi sarebbero stati capaci di prevedere, non fosse altro per il fatto che lo spagnolo è sempre stato un caterpillar. Tranne che con gli italiani, guarda caso.
Adriano Panatta, leggenda del tennis italiano, ha una teoria molto interessante a riguardo. L’ha esposta integralmente alla Gazzetta dello Sport, nell’ambito di un’intervista in cui ha speso parole bellissime per Musetti pur senza disdegnare, com’è giusto che fosse, l’avversario di Murcia.
“Alcaraz mi piace – ha detto l’ex tennista – ha grandi qualità come ho detto più volte. Però ultimamente ho notato una cosa particolare: quando ha di fronte un top player, uno tra i primi 5-6 del mondo, dà il meglio ed è veramente fortissimo, riuscendo ad entrare tranquillamente in lotto e con un Djokovic o chi per lui”.
“Contro qualcuno che sulla carta non è classificato come lui – fa notare Panatta, bacchettando indirettamente il pupillo di Ferrero per il suo atteggiamento un po’ presuntuoso – sembra che si offenda, come se pensasse: “Ma come? Io sono Alcaraz…”. Non è una cosa da poter fare, certamente non ora. Anche perché come abbiamo visto se ne pagano le conseguenze”. La lezione, caro Carlos, è servita.
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