Alcaraz, la sconfitta in finale ad Amburgo conferma il sospetto dei tifosi: per il momento sembra non esserci storia.
Non sarà certo una sconfitta in una finale 500 a macchiare l’immagine di Carlos Alcaraz. Il pupillo di Juan Carlos Ferrero d’altra parte non deve dimostrare più niente a nessuno: ha già abbondantemente dato prova di essere un mostro, nel senso buono del termine, e di essere destinato a grandi cose.
Si pensi al fatto che a Madrid, nel giro di 24 ore appena, aveva battuto sia Novak Djokovic che Rafael Nadal. Mica pizza e fichi, insomma. In pochi, diciamocelo, possono dire di aver fatto qualcosa che sia anche solo lontanamente paragonabile all’impresa su cui ha messo la sua firma qualche mese fa il piccolo fenomeno di Murcia.
Eppure, anche Carlitos ha la sua bestia nera. Una bestia bella grossa, un mostro a più teste che l’Idra di Lerna, al confronto, è un cucciolo da spupazzare che suscita tenerezza e nulla più. Di chi stiamo parlando? Beh, è ovvio.
Alcaraz, la sua bestia è azzurra e non nera
Abbiamo sbagliato, prima, a parlare di bestia nera. La bestia che continuerà a levare il sonno ad Alcaraz è d’un azzurro intenso, ma che più intenso proprio non si può. Dopo la sconfitta di ieri è infatti ufficiale che Carlos sia intollerante all’Italia, agli italiani e a tutto quello che riguarda la Penisola.
In questo 2022 ha subito solo 6 sconfitte e 3 di esse gli sono state inflitte proprio dai nostri giocatori più brillanti. Ad inaugurare questa gloriosa serie è stato, nel gennaio scorso, Matteo Berrettini, che lo batté in una partita al fulmicotone nel bel mezzo degli Australian Open.
Ha fatto lo stesso, ma a Wimbledon, Jannik Sinner, che in Church Road ha dato il via ad una rivalità che siamo certi si protrarrà per anni. Lorenzo Musetti ad Amburgo non ha fatto altro che alimentare, dunque, un’allergia già pregressa e abbondantemente diagnosticata.