Whatsapp, la foto profilo è un pericolo: cosa fare per evitare brutti scherzi

Whatsapp, attenzione alla privacy: attenti non solo alle chat ma dovete tenere d’occhio anche un altro particolare per evitare problemi

Whatsapp nell’ultimo periodo ha deciso di muoversi con molti aggiornamenti. Dalle chiamate di gruppo, al numero di persone che ci possono essere dentro una chat, al prossimo servizio che dovrebbe essere quello di poter mettere una propria nota vocale nelle stories della stessa applicazione di messaggistica. Insomma, Meta, vuole rendere sempre più fruibile una delle applicazioni più amate dagli utenti di messagistica istantanea.

Whatsapp
©️AnsaFoto

Ma c’è sempre il tema della privacy che tiene banco. E secondo quanto raccontato da tecnoandroid.it, non bisogna stare attenti solamente a quelle che sono le chat che abbiamo all’interno del nostro telefono. Ma anche alla foto del nostro profilo. Con gli hacker che hanno imparato ad ottimizzare quelle che sono le regole che in alcune situazioni appaiono permissive, di Whatsapp.

Whatsapp, attenzione all’immagine del profilo

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Nel mirino infatti ci potrebbe anche essere la nostra immagine del profilo. Gli utenti di Whatsapp infatti grazie anche a quelle che sono le impostazioni automatiche, hanno la possibilità di guardare a schermo intero le immagini del profilo di altre persone che usufruiscono del servizio. E in questo caso gli screenshot sono facilissimi da fare. Ci potrebbero quindi anche essere dei furti d’identità in poche parole, con la creazione anche di alcuni profilo fake – quanti ne abbiamo visti? – che possono mettere pure in difficoltà gente che non ha la minima idea di quello che potrebbe succedere.

Per difenderci da questo, si potrebbe pure procedere alla cancellazione della propria immagine del profilo oppure rendere visibile la stessa foto solamente a quei contatti che ognuno ha salvati nella propria rubrica. In questo modo, solamente persone che conosciamo potrebbero vedere quale scatto abbiamo deciso di inserire sull’app di messaggistica.

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