Wimbledon, clamoroso a Church Road: il singolare femminile se lo aggiudica la tennista nata a Mosca ma naturalizzata kazaka.
Una tennista russa si aggiudica Wimbledon. Detta così, può sembrare uno scherzo, nient’altro che una burla. Ed invece è clamorosamente tutto vero. Sì, a volte il destino sa come rendersi beffardo e in una delle edizioni più discusse di sempre dei Championships, il titolo è finito proprio nelle mani di una nativa di Mosca. Si tratta di Elena Rybakina, di passaporto kazako dal 2018 ma cresciuta e vissuta in Russia fino a quattro anni fa. Ha battuto in finale la favorita Ons Jabeur, battuta in tre set (3-6 6-2 6-2). La sua sortita, guarda caso proprio nell’anno dell’esclusione dei tennisti russi e bielorussi – i due paesi coinvolti nell’aggressione militare nei confronti dell’Ucraina – ha preso decisamente in contropiede la federazione britannica, che ora sono “costretti” a consegnare il Venus Rosewater Dish ad una giocatrice moscovita.
Se infatti la Rybakina, a suo tempo, non avesse deciso di optare per il Kazakistan, oggi non avrebbe potuto partecipare a Wimbledon. Le sarebbe toccata la stessa sorte dei vari Medvedev, Rublev o di colleghe come Sabalenka e Kasatkina.
In pochi, infatti, potevano immaginare questo suo strepitoso exploit a Church Road. In questo 2022, a parte una finale giocata a gennaio e persa con l’ex numero al mondo Barty, la Rybakina non aveva fatto registrare grossi risultati. Nei due tornei di preparazione a Wimbledon a cui ha preso parte – ‘s-Hertogenbosch e Eastbourne – solamente in un’occasione era riuscita a superare il primo turno, per poi fermarsi subito dopo. Insomma, un’autentica outsider che ora mette in imbarazzo i piani alti dell’All England Club.
La naturalizzata kazaka è salita sul gradino più alto del podio a suon di ace – nessuno ne ha messi a segno più di lei – e ad una devastante combinazione servizio dritto che sui prati può risultare letale. E di questa sua qualità ne hanno fatto le spese tenniste più quotate come Andreescu, Martic, Tomljanovic e persino la rumena Halep, campionessa nel 2019. A questo punto viene da chiedersi cosa sarebbe successo se nel 2018 avesse rifiutato l’offerta della federazione di Astana, disposta a garantirle un futuro da professionista in cambio della naturalizzazione. Un paese al quale sembra essere ormai legata in maniera indissolubile “Russia? Sono fiera di rappresentare il Kazakistan, loro hanno creduto in me”, ha detto ai giornalisti togliendosi forse qualche sassolino dalla scarpa.
Questo contenuto è stato modificato 9 Luglio 2022 17:38
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