Sinner, ecco cosa c’è alla base del problema al ginocchio che sembra ormai certo lo indurrà a rinunciare alla stagione sull’erba.
Magari fosse “solo” un ginocchio gonfio. Avrà ben altro con cui fare i conti, in queste ore, il tennista altoatesino che lunedì ha preso una delle decisioni più amare che spettino ad un atleta: ritirarsi da un torneo nel quale si sta facendo particolarmente bene. E chi lo segue sa che non è neanche, ahinoi, la prima volta.
È un Jannik Sinner estremamente provato dagli acciacchi e dai problemi che si sono concentrati in questi primi 5 mesi del 2022, quello che ha lasciato il campo di Parigi con una sacca gonfia di rabbia e d’amarezza. Prima il Covid, poi quella febbre sospetta alla vigilia del match contro Kyrgios. Infine, le vesciche.
Ora un ginocchio che fa le bizze e le cui cure hanno pregiudicato – ormai sembra evidente che il giovane abbia fatto questa scelta – la stagione sull’erba. Il campione si è già sottoposto agli esami strumentali del caso: solo allora si potrà cercare di venire a capo di un problema che si è sì palesato dalla mattina alla sera, ma in maniera così ingombrante da costringerlo all’addio.
Sinner, così giovane e così fragile: ecco perché
L’ennesimo ritiro per infortunio del giovane Sinner impone tuttavia una riflessione ben più ampia. Come mai, si chiedono in molti, a soli vent’anni ha già un fisico così fragile? A tentare di fornire una risposta a questo interrogativo è il preparatore atletico Stefano Baraldo, che è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport.
“È davvero difficile – dice il professionista che ha seguito, tra gli altri, Pennetta e Fognini – giocare e continuare a crescere“. I tennisti, ha poi aggiunto per rendere l’idea di quanto sia ostico il cammino di chi vive con racchetta al seguito 11 mesi su 12, “sono degli eroi“. Il problema di Sinner, nel caso specifico, sarebbe proprio il suo fisico ancora in fase di sviluppo. Un fisico che, non essendo ancora completamente maturato, non è facile allenare. Si fa presto a dire che Jannik dovrebbe irrobustirsi, ma la verità, a sentire Baraldo, è che non è facile riuscirci senza che il processo intacchi la crescita.
Osservati speciali, nel caso dell’altoatesino, sono i tendini: “La principale funzione dei tendini – osserva il preparatore atletico – è quella di trasmettere la forza esercitata dai muscoli alle strutture alle quali sono connesse. Per sopportare tutte queste sollecitazioni, spesso violente, i tendini sono dotati di un’elevata resistenza e di una minima elasticità”. Ci si può lavorare, aggiunge ma è ovvio anche che “i loro tempi di sviluppo siano più lenti di quelli dei muscoli, dotati invece di maggiore vascolarizzazione”. Il tempo, dunque. È ad esso che spetta l’ultima parola.