Wimbledon esclude i tennisti russi e bielorussi dallo Slam e un tweet accende gli animi: ora si rischia il boicottaggio.
Gli inglesi non arretreranno di un solo millimetro. Hanno già fatto sapere che al torneo di Wimbledon non saranno ammessi tennisti russi e bielorussi e la notizia, come facilmente intuibile, ha diviso l’opinione pubblica. C’è chi pensa che sia giusto, ma c’è anche chi non è affatto d’accordo con il veto messo dai britannici.
Gli atleti “colpiti” da questo provvedimento, tra uomini e donne, sono 25. Tre di essi sono dei top ten nei rispettivi ranking: si tratta di Daniil Medvedev, che al momento è fermo per infortunio, e di Andrey Rublev sul fronte dell’Atp, di Aryna Sabalenka per quanto riguarda la parte Wta.
Si tratta, questo è poco ma sicuro, di una misura molto rigida. Di una soluzione che non ha assolutamente convinto, tra gli altri, una vecchia gloria del tennis nostrano. Stiamo parlando di Paolo Bertolucci, che è “insorto” su Twitter lanciando un chiaro messaggio agli esponenti del circuito.
“Agli albori dell’Atp boicottammo Wimbledon. Giocarono solo i non iscritti. Gli organizzatori ebbero il torneo ma la vittoria fu nostra. Serve coraggio“. Si riferisce ad una vicenda lontana nel tempo, l’ex tennista italiano, e lo fa con uno scopo che tutto sommato appare piuttosto chiaro: quello di invitare gli atleti contemporanei a replicare quanto accaduto ai suoi tempi.
Bertolucci parla dell’edizione del 1973 di Wimbledon. Un torneo che segnò una svolta epocale e che, come racconta dettagliatamente Ok Tennis, vide 79 giocatori, 13 dei quali teste di serie, sposare la linea del boicottaggio e sostenere il collega che, suo malgrado, si era ritrovato al centro di una polemica infinita. Nikola Pilić, questo il suo nome, era un tennista jugoslavo. Fu squalificato per un anno dalla Federtennis per aver rifiutato la convocazione in Coppa Davis e per aver preferito, di contro, giocare in doppio a Montreal.
L’Atp insorse e tese la mano all’atleta di Spalato, sfidando la federazione: la sua squalifica fu ridotta, ma per i tennisti non fu sufficiente. Da qui la decisione di scioperare. Decisione per certi versi ammirevoli, ma non del tutto compresa ai piani alti della Fit. A torneo in corso, i due “ribelli” italiani, Panatta e Bertolucci, furono puniti con una squalifica di tre mesi. Questo provvedimento lì escluse automaticamente anche dalla semifinale della Coppa Davis. Ma a Wimbledon tutto continuò ad andare avanti come se niente fosse e come se il tennis non stesse vivendo uno dei suoi momenti più controversi in assoluto.
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